Replying to Il Presepe Napoletano

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  1. Posted 26/12/2010, 21:25
    CITAZIONE (marina.1 @ 26/12/2010, 11:39) 
    IL PRESEPE NAPOLETANO

    stupendo... :wub:
  2. Posted 26/12/2010, 11:39
    IL PRESEPE NAPOLETANO

    A Napoli c'è sempre stato, ed ancora resiste, un vero culto per il presepe.
    In questi giorni in ogni chiesa del centro storico si possono ammirare splendidi presepi d'arte che aldilà del significato religioso, mostrano un vero spaccato della vita napoletana del sei-settecento.

    Il presepe napoletano,infatti, è una delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite che si è mantenuta inalterata per secoli.
    Il termine presepe (o presepio) deriva dal latinopraesepe (o prasepio o ancora praesepium) che vuol dire mangiatoia.
    Il primo presepio a Napoli viene menzionato in un documento che parla di un presepio nella Chiesa di S. Maria del presepe nel 1025. Ad Amalfi, secondo varie fonti, già nel 1324 esisteva una "cappella del presepe di casa d'Alagni".
    Nel 1340 la regina Sancia d'Aragona (moglie di Roberto d'Angiò) regalò alle Clarisse un presepe per la loro nuova chiesa, di cui oggi è rimasta la statua
    della Madonna nel museo di San Martino.
    Si deve ai sacerdoti scolopi, nel primo ventennio del Seicento, il presepio barocco.
    Le statuine furono sostituite da manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe o di abiti.
    I primissimi manichini napoletani erano a grandezza umana per poi ridursi attorno ai settanta centimetri. Il presepio più famoso fu realizzato nel 1627 dagli scolopi alla Duchessa.
    Nel 1640, grazie a Michele Perrone, i manichini conservarono testa ed arti di legno, ma furono realizzati con un'anima in filo di ferro rivestito di stoppa che consentì alle statue di assumere pose più plastiche.

    Verso la fine del Seicento nacque la teatralità del presepio napoletano, arricchita dalla tendenza a mescolare il sacro con il profano, a rappresentare in ogni arte la quotidianità che animava piazzette, vie e vicoli.
    Apparvero nel presepio statue di personaggi del popolo come i nani, le donne con il gozzo, i pezzenti, i tavernari, gli osti, i ciabattini, ovvero la rappresentazione degli umili e dei derelitti: le persone tra le quali Gesù nasce.
    Particolarmente significativa fu l'aggiunta dei resti di templi greci e romani per sottolineare il trionfo del cristianesimo sorto sulle rovine delle colonne pagane.

    Nel Settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d'oro, uscì dalle chiese dove era oggetto di devozione religiosa per entrare nelle dimore dell'aristocrazia. Nobili e ricchi borghesi gareggiarono per allestire impianti scenografici sempre più ricercati.
    Giuseppe Sanmartino, forse il più grande scultore napoletano del Settecento, abilissimo a plasmare figure in terracotta, diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio. Nel Seicento il presepe allargò il suo scenario. Non venne più rappresentata la sola grotta della Natività, ma anche il mondo profano esterno: in puro gusto barocco, si diffusero le rappresentazioni delle taverne con ben esposte le carni fresche e i cesti di frutta e verdura e le scene divennero sfarzose e particolareggiate.

    Il Museo della Certosa di San Martino è certamente il punto di riferimento per gli studi sul presepe Napoletano, oltre ai ricchi presepi ancora conservati integri a Napoli e altrove. Forse il più celebre e acclamato esempio di presepe napoletano è il presepe Cuciniello realizzato tra il 1887 e il 1889
    Presepe di valore storico ed artistico inestimabile è in mostra permanente nei locali del Museo Nazionale di San Martino di Napoli.

    Il presepe fu allestito il 28 Dicembre del 1879 con pastori donati da Michele Cuciniello, dal quale prese il pastori gli animali e gli accessori sono databili tra la seconda metà del 18° secolo e la prima metà del 19° secolo.
    Le scene furono progettate e realizzate da Cuciniello, dall'architetto Fausto Niccolini, dal drammaturgo Luigi Masi e da Luigi Farina.
    Il presepe (lo scoglio) è formato da diverse scene.
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    La Natività è posta in un rudere di un tempio distrutto che simboleggia la fine del mondo antico e l'avvento del Cristianesimo. Una moltitudine diversificata per costumi, portamenti e ruoli anima l'intera scena e rappresenta attività e aspirazioni del popolo partenopeo.
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