Le nuvole di carta

Mondo fumetti.. Tex e gli altri..!

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  1. marina.1
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    Grazie Mimmo, a mano a mano che leggevo il tuo riassunto dell'Eternauta, mi scorrevano davanti agli occhi le indimenticabili tavole!...
    Un vero capolavoro.
    Oltretutto per me c'è anche un legame affettivo perchè era il fumetto preferito da mio padre!
     
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  2. ErTigre
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    CITAZIONE (leon27 @ 24/11/2008, 21:21)
    L’Eternauta
    Un fumetto completamente lontano dall’idea mainstream del buono (magari in calzamaglia e con superpoteri vari) che alla fine vince. Un fumetto visionario, scritto nel 1957-59 e ancora attuale.
    Un fumetto terribile, scritto in Argentina, ambientato a Buenos Aires, e come tutte le opere di vera arte, in grado di prevedere il futuro in un modo agghiacciante, e di nasconderlo sotto visioni e racconti che portano altrove. tale di altri uomini, le allucinazioni provocate ai resistenti facendo leva sulle loro paure, l’apparizione di falsi liberatori del popolo che sono in realtà aguzzini e complici degli invasori…) sono lo specchio di un piano di controllo militare assoluto del Paese… esattamente quel piano che pochi anni dopo colpirà progressivamente tutto il Sudamerica, facendo finire anche l’autore dell’Eternauta Hector Oesterheld nel novero dei desaparecidos

    Hector Oesterheld scomparve il 21 aprile del 1977, prelevato da una squadra armata e da allora è entrato a far parte della numerosa schiera dei desaparecidos argentini. L'anno precedente erano sparite due sue figlie, Beatriz Marta e Diana Irene, quest'ultima incinta di sei mesi. Nel novembre 1977 a scomparire è una terza figlia, Marina (incinta di otto mesi e il cui marito era già desaparecido). Il mese dopo viene uccisa, insieme al marito, anche Estrela Inés, l'ultima figlia fino ad allora sopravvissuta alla Guerra sporca della giunta militare argentina.
    L'Eternauta (El Eternauta) è un fumetto di fantascienza sceneggiato da Héctor Oesterheld e disegnato da Francisco Solano Lopez. È stato pubblicato per la prima volta in Argentina tra il 1957 ed il 1959 sul periodico Hora Cero Semanal. In Italia è stato pubblicato nel 1977 sul settimanale Lanciostory e successivamente in una rivista omonima, vedi L'Eternauta.
    La trama dell'Eternauta è spesso considerata una sorta di anticipazione della tragica realtà che l'Argentina avrebbe in seguito conosciuto: il dramma dei desaparecidos, della dittatura militare (il cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale) e persino lo stadio. Gli autori avevano certo intuito il clima politico che permeava il loro paese. Lo stesso Oesterheld scomparve nel 1977, vittima della dittatura assieme alle sue quattro figlie, come detto prima. (Brani liberamente tratti da Wikipeida).
    Ricordo di aver parlato di l'Eternauta nel forum rai, nel topic di uno degli episodi dell'ultima serie della cara nostra vecchia squadra, quello dedicato ai desaparecidos argentini, non so se lo ricordate. Post che ho cercato, ma i nostri commenti agli episodi non li ho più trovati. :unsure:
     
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  3. dango
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    Mario, hai ragione.....ho visto che il forum rai ha subito alcuni cambiamenti: per esempio non ci sono più i commenti agli episodi e neppure altri topic. Inoltre alcuni utenti (vedi Pat) risultano unregistered.

    boh.....


    Venendo invece ai fumetti: Tex ora e sempre. ;) :D
     
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  4. stemil
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    Ve lo ricordate Andrea Pazienza?
    Io ero un pò brava bambina per seguirlo all'epoca, ma tempo fa ho visto una mostra a lui dedicata ed era molto creativa ed anche assai trasgressivo
    http://files.splinder.com/62611e627483b2d2...b7cc496812.jpeg
     
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  5. laura^
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    Svolte : Nel 2009 il museo apre ai vignettisti.
    La bottega del fumetto al Louvre
    Quattro disegnatori di strisce esporranno le caricature dei capolavori


    Bernar Yslaire, fumettista, entrerà al Museo del Louvre, si metterà seduto in una sala e accenderà il suo computer portatile. Poi prenderà in mano la penna digitale e disegnerà sulla superficie della sua Wacom Cintiq 21 pollici, la tavoletta grafica dove si lavora senza vedere nulla: ogni tratto finisce direttamente sullo schermo, rivedibile e correggibile come in qualsiasi programma di grafica.

    Fumetti al computer. Fumetti-photoshop ai piedi della Nike di Samotracia e nei paraggi della Gioconda di Leonardo. Schizzi e nuvole dal vivo per una performance tecnologica nel tempio dell'arte: è questo il vernissage voluto dal maggiore museo francese per inaugurare la mostra Le petit dessein, in programma dal 22 gennaio al 13 aprile 2009. Sulla ribalta del Louvre saliranno le opere di quattro disegnatori di fumetti: Nicolas de Crécy, Marc-Antoine Mathieu, Eric Liberge et Bernar Yslaire. Non è la prima volta che dei fumetti entrano nel museo parigino (primo nel mondo per visitatori): già nel 2005 de Crécy aveva avuto l'onore di una personale. La nuova esposizione, però, è annunciata con una particolare e provocatoria locandina creata per l'occasione dai quattro artisti: si tratta di quattro caricature della Gioconda a metà fra ironia e provocazione. Ecco allora, novant'anni dopo la Gioconda coi baffi di Marcel Duchamp, la Gioconda col cane in braccio di Nicolas de Crécy, la Gioconda senza volto di Marc-Antoine Mathieu e quella spettrale, con un teschio al posto del viso, creata da Eric Liberge. Infine la Gioconda di Bernar Yslaire: un semplice ritratto. «Mi sono accontentato in tutta umiltà di fare uno schizzo al naturale» dice Yslaire, che poi però si fa civettuolo parlando della sua performance prossima ventura: «Citando Jacques-Louis David che aveva installato il suo atelier nelle mura del Louvre (sotto la grande galerie) disegnerò ciò che andrà in esposizione quel giorno stesso». Grandi ambizioni, dietro a un percorso che parte da lontano.

    Le petit dessein proviene infatti dalla collaborazione nata nel 2005 tra il Louvre e la casa editrice Futuropolis, con lo scopo di creare una sorta di bottega del fumetto. «Il concetto — si legge nel sito del museo — era quello di domandare a un autore di fumetti di scegliere un'opera, una collezione, una sala del Louvre e di farne un elemento importante della storia da disegnare». Ne sono usciti quattro libri a fumetti: la mostra comprenderà una selezione di tavole tratte dai volumi, più una serie di inediti. Il Louvre parla di «storie-ponte fra fumetto e storia dell'arte, che pongono uno sguardo nuovo, a volte obliquo, sulla nostra cultura e memoria». Parole che stupiranno ben pochi in terra di Francia, dove gli autori di fumetti sono a volte idolatrati come rockstar e reputati moderni maître-à-penser.

    Ecco allora il lionese de Crécy tornare, dopo il 2005, a esporre il suo La période glaciaire, dove immagina un futuro in cui il mondo è ricoperto dalla banchisa: un gruppo di archeologi scopre, sotto ai ghiacci, il museo del Louvre. Poesia e umorismo si intrecciano in un contesto di pensieri cupi sul futuro dell'arte. Onirico e sperimentale il volume di Marc-Antoine Mathieu, francese di Angers, che ha realizzato Les Sous-sols du Révolu, dove un anziano bibliotecario, Eudes, viene incaricato di inventariare il patrimonio del Musée du Révolu (anagramma del Louvre): trascorrerà tutti i suoi anni nel tentativo di scoprire il «grande disegno» che si cela dietro alla costruzione delle interminabili gallerie del museo. Eric Liberge, classe 1965, occhio visionario e grande passione per la fantascienza, immagina il Louvre di notte: i suoi fantasmi, i suoi angoli segreti. Aux heures impaires racconta fantasie di Bastien, un punk sordomuto che lavora al museo come guardiano. Infine il belga Yslaire, che debuttò diciassettenne sulle pagine del settimanale Spirou, racconta su testi di Jean-Claude Carrière un Jacques-Louis David alle prese con il ritratto dell'Essere Supremo, su commissione di Robespierre. Il volume si intitola Le ciel au dessus du Louvre. Il cielo sopra il Louvre. Sarà ancora lo stesso, dopo il 19 gennaio?

     
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  6. Cettinina
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    Tornano i cartoni animati giapponesi ma in liberia

    Lady Oscar, Jeeg Robot e altre serie cult degli anni '80 e '90

    ROMA
    Per gli amanti delle serie cult degli anni ’80 e ’90 dei cartoni animati tv esce in libreria la nuova collana edita da Iacobelli “I Love Anime - Io amo i cartoni animati giapponesi”, monografie a colori di 128 pagine ciascuna, con schede informative sul personaggio, sulla storia e su tutta la letteratura, illustrata e non, che ruota intorno al cartoon e al manga originale.

    Finalmente gli appassionati possono sapere cosa passò per la mente di Go Nagai quando ha creato Mazinga. Insofferente e stufo il celebre disegnatore si trovava in coda nell’intasato traffico di Tokyo, quando ha cominciato a immaginare che dalla sua auto potessero fuoriuscire gambe e braccia, in modo da potere scavalcare tutte le macchine che la precedevano, si legge nel volume.

    Con Mazinga, i protagonisti di primi quattro numeri della collana I Love Anime sono I Cavalieri dello Zodiaco, Jeeg Robot e Lady Oscar, che forse non tutti sanno essere l’antenata dell’altra eroina protagonista de Il Tulipano Nero. In ciascun numero di I Love Anime non ci sono solo curiosità, ma anche informazioni culturali che arricchiscono la conoscenza infantile del cartone animato. Come i confronti tra mondo orientale e occidentale, partendo proprio dalle storie raccontate attraverso i cartoon (che spesso si fondano su leggende orientali). Nè sono trascurati i problemi di censura che molto spesso hanno riguardato scene spudorate di manga, ideate non esclusivamente per bambini e, quindi, adatte anche ad un pubblico di adulti. Ad essere soggetta a censura, per esempio, qui in Italia è stata Lady Oscar, accusata di essere troppo sensuale per i piccoli.

    Interviste ai doppiatori italiani, informazioni su gadget, dvd e videogiochi e le testimonianze di chi ha fatto della passione per quei cartoni animati un business: in ogni volume c’è tutto quello che serve per rivivere i momenti emozionanti trascorsi da piccoli davanti alla tv, magari seduti per terra in attesa del cartone animato preferito.

    Il primo numero si intitola “I Cavalieri dello Zodiaco. Espandi il tuo cosmo”, curato Roberto Branca. Inizia dal 1990, da quando I Cavalieri debuttano nel nostro Paese e quando «la cultura dei manga (i fumetti giapponesi) e degli anime (i cartoni animati) non si era ancora diffusa in Italia». Mentre nel numero dedicato a Lady Oscar, l’eroina più chiacchierata dei cartoni animati giapponesi anni ’80, curato da Davide Castellazzi, c’è tutto del fumetto e del cartone, inclusi i riferimenti all’opera teatrale e al film, girato nel 1978, con la regia di Jaques Demy. Al centro del quarto numero titolo c’è infine Jeeg Robot, Cuore & Acciaio, firmato ancora da Alessandro Montosi. È il successore di Mazinga e il predecessore di Goldrake. Anche questo ideato da Go Nagai, su richiesta di una ditta produttrice di giocattoli.
     
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  7. stemil
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    IN edicola ci sono anche i dvd di supergulp......
    che portò le nuvole di carta in tv
    insieme a Gli eroi di Cartone:
     
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  8. laura^
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    di super gulp in libreria potrete trovare il libro con dvd della trasmissione della regina dei fumetti in tv uscito in occasione del trentennale.
    Il libro racconta la storia di "Supergulp", narrata da Guido De Maria, Giancarlo Governi, Vito Lo Russo e con un'introduzione di Francesco Guccini.


    CITAZIONE (Cettinina @ 3/2/2009, 22:26)
    Tornano i cartoni animati giapponesi ma in liberia

    Lady Oscar, Jeeg Robot e altre serie cult degli anni '80 e '90

    WOW!!!!!!!!!!!! :rolleyes: non me lo faro' scappare :rolleyes:
     
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  9. leon27
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    Sturmtruppen

    Sturmtruppen è una raffigurazione satirica della Seconda guerra mondiale vista dagli occhi delle "micidiali" truppe d'assalto tedesche; tuttavia non si tratta semplicemente di comoda e gratuita satira contro la stupidità della guerra, perché i soldatini di Bonvi, in realtà, sono solo un pretesto con cui egli, anarchico convinto, sbeffeggia spietatamente su quell'obbedienza "cieka, pronta, assoluten", in quanto leggendo il fumetto bisogna ricordare che il sadico sergente e/o gli invasati "uffizialen" potrebbero essere senza problemi dei presidi o dei capuffici. Utilizzando un italiano "tedeschizzato", con cadenze e terminazioni pseudogermaneggianti che ben si adattano allo spirito umoristico della serie, Bonvi le raffigura come una massa di uomini ingenui e incapaci alle prese con le difficoltà della guerra, la severità (o pazzia) dei generali, la mancanza di tutti quei piaceri che permettono all'uomo di vivere e non di sopravvivere: sesso, viveri, pace. Dall'amara ironia dei personaggi bonviani risuona come un grido il bisogno di pace e la rassegnazione verso tutto ciò che è irrisolvibile, ovvero, per Bonvi, la totalità delle cose.

    Nelle strisce si succedono situazioni grottesche e irrealistiche, come un medico di campo ossessionato dai vampiri, ad un "rancio Frankenstein" che prende vita dagli esperimenti del cuoco, fino ad invasioni molto più realistiche di topi o cimici nelle trincee.

    Personaggi

    La striscia delle Sturmtruppen non ha mai avuto dei veri e propri protagonisti. Le vicende si svolgono intorno ai vari soggetti che compongono il grottesco esercito di Bonvi, che si possono distinguere tra di loro. Oltre ai soldati semplici, che vengono chiamati con i più comuni nomi tedeschi (Otto, Fritz, Franz, ecc.), eccone alcuni:

    * Capitanen. Il comandante della compagnia, forse la figura più complessa del microcosmo di Sturmtruppen. Pur rappresentando la continuità della presenza del potere e della gerarchia al fronte, ed ereditandone tutte le incongruenze e gli arbitri, occasionalmente riveste un ruolo di mediatore e moderatore di altri eccessi, generati da subalterni, alleati o superiori. Raffigurare tutti questi aspetti ha richiesto talvolta di cambiarne l'impersonificazione: memorabile sotto questo aspetto quella del capitano ubriacone.

    * Uffizialen Superioren.
    La fonte remota dell'autorità, che talvolta si materializza: colonnelli, generali o ispettori. In una serie, il generale, privato dell'uniforme, viene rudemente trattato come un vecchio rimbambito, per poi riguadagnare tutto il rispetto e la reverenza quando riesce a rindossarla.

    * Sergenten. Un sadico, crudele veterano senza scrupoli, assorbito completamente dal sistema e ossessionato in "ordine" e "disciplina". Abusa spesso della vita dei soldati, reclutandoli, a volte anche con l'inganno, in missioni orribili e talvolta suicide. Gode anche nel seviziare le reclute, tanto che i suoi sottoposti lo paragonano ad un maniaco sessuale.

    * Medico militaren. Membro dei corpi medici che in realtà ha studiato come veterinario. Col passare del tempo il dottore è protagonista di varie vicende, come la caccia al vampiro o la creazione di una pozione che rende invisibili (in una serie di strisce, dopo aver bevuto un intero alambicco di grappa ritenendolo la sua pozione, il "doktoren" inizia a girovagare completamente nudo per le trincee, causando non poca perplessità tra i rassegnati soldati. Nemmeno il Kapitanen riesce a fermarlo, in quanto lo stato maggiore riferisce che, poiché il dottore è maggiore del corpo medico, quindi di grado superiore al capitano ha tutto il diritto di considerarsi invisibile; "e adessen cosa faccio?" è la rassegnata affermazione del capitano mentre il dottore lo importuna facendo ondeggiare una sigaretta e dicendo: "guardi: eine sigaretten accesen che volteggia da sola nell'arien!").Inoltre, quando il soldato Fritz si finge morto per evitare l'assalto e viene seppellito vivo, una volta liberatosi e dichiartosi uno zombie (per non venire fucilato) diventa il pelouche del Medico Militaren.

    * Sottotenenten di Komplementen.
    Un giovane ufficiale, arruolato per nepotismo, assolutamente imbranato. Ogni volta che si offre a comando di una missione, questa si conclude inevitabilmente con un fallimento.

    * Il Fiero alleaten Galeazzo Musolesi. L'alleato italiano, con un nome che chiaramente è tratto da quelli di Benito Mussolini e Galeazzo Ciano (ma Musolesi è anche una via di Bologna, famosa per una nota osteria). È un uomo fifone ed egoista, che prova sempre a truffare e rubare ai suoi "alleati". Musolesi ha tutta l'aria di una parodia degli stereotipi sul comportamento dell'esercito italiano durante la Seconda guerra mondiale. In una striscia Musolesi afferma di essere il federale di San Giovanni in Persiceto, cittadina dell'hinterland bolognese. In alcune strisce è solito mettersi in posa plastica su un cumulo di terra, dicendo di farlo per intimorire il nemico (quando il nemico è alle spalle). È perennemente in conflitto con l'altro alleato dell'esercito, il giapponese. Nella maggior parte delle strisce Galeazzo ha delle assurde fissazioni, come l'orticello di guerra, la letterina alla mamma e assumere una posa "plastiken" mostrando il petto al nemico.

    * Cuoken Militaren.
    Cuoco della cucina del campo, sempre criticato per la qualità del rancio, soprattutto dal Sergenten. In effetti non ha tutti i torti... le brodaglie servite dal cuoco sono sempre composte dalle più assurde schifezze: olio per motori, pneumatici, persino pezzi di cadavere. Da ricordare l'episodio Il rancio malefiken, dove il cuoco, durante i suoi esperimenti di gastronomia, fa prendere vita con un fulmine al suo rancio, il quale inizia a cibarsi dei malcapitati soldati.

    * Il Nobile Alleaten del Sol Levante.
    Parodia del soldato giapponese, basata su stereotipi come l'attitudine all'auto-sacrificio, il senso d'onore ecc. Non appena integrato nelle truppe, diventa bersaglio delle angherie di Galeazzo Musolesi, che dapprima schernisce la sua bassa statura, poi ruba le sue bacchette per mangiare credendole spaghetti, fino a quando, bardato come un samurai, si ritrova al punto di voler compiere l'harakiri ma convinto dal Capitano a non togliersi la propria vita, rivolge la spada nei confronti del Fiero Alleato.

    * Eroiken Portaferiten.
    Sono i soldati che si occupano del recupero dei feriti sul campo di battaglia mediante una barella. Anche se bisogna dire che non svolgono il loro lavoro alla perfezione, e spesso peggiorano solo la situazione dei poveri feriti.

    Personaggi minori [modifica]

    * Soldato Humbert,
    recluta di sentinella alla postazione N°8, dimenticata per cinque anni e poi ritrovata da una pattuglia. Humbert, in quel lasso di tempo, ha perso ogni caratteristica umana, apparendo come una specie di yeti vorace dal volto coperto da una fitta peluria e dotato di forza e resistenza sovrumane, basti pensare che in una striscia una nube radioattiva, che aveva scarnificato vivo un soldato e fatto cadere i denti al capitano, passa su di lui lasciandolo del tutto immutato ma, anzi, con la permanente (nello stupore generale un soldato afferma: "che vi avevo detten? non è umano!"). Impiegato più in la come corriere postale (provvisto oltretutto di moto), conosce un soldato degli Afrika Korps dalle tendenze "gaie", del quale s'innamora, con evidente indignazione dello stesso che spiega dapprima "Ma lo fuoi capire che siamo zwei uomini?" e poi "devo chiedere il permesso alla mamma". Sparirà dalla circolazione quando i commilitoni tenteranno di tosarlo scoprendo che si tratta di un essere formato di solo pelo!

    * Sergente Olga, caporale Helga, soldato semplice Tilda. Unici soldati femminili che hanno fatto comparsa nella striscia. Olga si innamora del Sergenten, Helga del Sottotententen Di Komplementen e Tilda (rispetto alle due più alta e attraente) del soldato "Poeten", tutte e tre con risultati molto scarsi.

    * Soldato Sigfrid Von Nibelunghen.
    Coraggioso, ma anche stupido, biondo liceale diciottenne che riesce a reclutarsi falsificando i documenti. Perde arti, lingua, occhi e orecchie saltando su una mina del campo steso da lui stesso pochi minuti prima, durante un attacco in un campo di grano all'alba e con il sole in fronte, inneggiando agli "Immortali valori che rendono degna la vita di un uomo". Solo alla fine, ridotto ad un tronco umano in ospedale, "incapace anche di chiamare l'infermieren kuando me la faccio addossen", comincerà a dubitare degli "immortali valori" sbandieratigli dal suo professore di liceo.

    * Plotonen d'esecuzionen,
    incaricato all'esecuzione di un ebreo. L'idiozia del capo-plotone, dei tiratori e persino dell'ebreo stesso rende difficile persino questo compito. Dapprima, infatti, si perde il plotone, poi si perde l'ebreo, poi si perde il muro e, quando tutto è pronto, il plotonen d'esecuzionen si rende conto di essersi affezionato all'ebreo e di non poterlo uccidere.

    * Piccola fedetta Prussiana.
    Triste soldato incastrato su un albero che due commilitoni faranno scendere grazie al dolce aiuto di una pallottola, dopo aver tentato tante altre strade. È uno dei personaggi caratteristici delle prime strisce.

    * Heinz il galvanizzatoren, un soldato che si autoproclama galvanizzatore del reggimento; cerca di impedire il rilassamento morale delle truppe con metodi sadici e brutali. Alla fine finisce "auto-galvanizzato" dalla sua sveglia esplosiva.

    * L'autoriduktoren, parodia dei bizzarri personaggi della contestazione del 1977, cerca di scardinare la rigida disciplina bellica con tattiche quantomeno bizzarre, finisce ad "autoridursi" il servizio militare sparandosi in testa.

    * La mignotten pubblichen, altro personaggio femminile, è la prostituta del reggimento, che esercita nelle retrovie. Il soldato Otto si innamora perdutamente di lei, che è interessata solo al denaro, e si indebita in continuazione pur di passare un po' di tempo in romantica e platonica intimità con la sua "fidanzaten".

    * Rincalzi del 27° battaglionen corazzaten (di disciplinen). Due criminali coscritti nell'esercito, e inviati al battaglione delle sturmtruppen come parte della pena da scontare. Truci e indifferenti ai disagi della vita militare, sono gli unici due soldati temuti dal sergente, che non riesce a imporre la sua autorità su di loro. Nonostante la loro fama di duri, aiuteranno il soldato Otto nelle sue pene d'amore. Probabilmente lo spunto per la numerazione del reparto e per il nome dello stesso è tratto dai best-seller di Sven Hassel, ex-combattente della Wermacht di origine danese, che nel dopoguerra narrò in forma romanzata le sue avventure al fronte, dove in seguito a diserzione fu inquadrato appunto in un reggimento di disciplina corazzato tedesco.

    * "Azzarden" Franz,
    soldato patito del gioco d'azzardo e delle scommesse. Abilissimo giocatore di poker, è noto per spennare i suoi colleghi più incauti, e per le sue quotazioni sulla riuscita delle missioni in corso. Verrà spennato a sua volta sia dal Sergenten (che fa valere i suoi gradi in quanto uno dei soldati gli fa sapere che doveva scrivere una lista dei soldati da mandare in prima linea) e da Galeazzo Musolesi (che, tentato dallo stesso Fritz, organizza una partita, piazzandogli alle spalle il nerboruto e silenzioso "Gorilla" Franz, che rivela puntualmente ogni sua singola mano) che addirittura lo indebita al punto di travestirlo e costringerlo a fare il "prostituto" per riguadagnare i soldi persi, ovviamente con catastrofici risultati.

    * Capocarren e pilota. Inconcludente equipaggio di un carro armato, in continua polemica interna; spesso a farne le spese è proprio il carro armato stesso.

    * "Giona" Franz,
    soldato che ha la terribile abilità di portare iella. Solo il fiero alleaten Galeazzo Musolesi riuscirà a ricavare qualcosa dalla presenza di questo individuo, stipulando polizze anti-sfortuna agli altri soldati.

    * Il Poeten, soldato che critica il sistema dell'esercito attraverso poesie satiriche, e per questo è spedito nel battaglione di disciplina, dove ogni giorno gli vengono sistematicamente rotti l'indice e il pollice.

    * "Messia" Heinz,soldato con continue crisi mistiche, durante una di queste crede addirittura di essere Gesù e parla al "Padre" alzando la testa al cielo.

    * La spia, è la spia dell'esercito di strumtruppen; è la più vecchia spia del reich, perché quando viene scoperto non ingoia una capsula di cianuro (come le altre spie) ma bensì una mentina.

    * Il capitano ubriacone. Eroico, perennemente ubriaco, esperto combattente, folle e sensato nello stesso tempo, ribelle alla catena gerarchica, con lui Bonvi propone una figura positiva di ufficiale. Quando viene gravemente ferito (morirà nello spazio di qualche striscia), la sua prima preoccupazione è che la scheggia che lo ha colpito abbia rotto la bottiglia di Martini che teneva addosso (infatti l'odore di alcool che invade la trincea è dovuto a quello contenuto nel suo sangue!). Dopo la morte si scopre, tramite i soldati del 27° batt. cor. (di disciplinen), che ne era stato comandante con il grado di colonnello, e che era stato retrocesso perché "era ein birikinen". È da citare la strip nella quale si espone al fuoco nemico urlando "vi schiaccerò tutte, maledette mosche" rivolto ai proiettili, oppure quella nella quale fa saltare un carro armato nemico utilizzando il suo cocktail come una Molotov. Dopo la morte in diverse occasioni aiuta i suoi soldati in vari modi, come fare i gavettoni al "capitano spaccaballen" che lo ha sostituito sottoforma di spettro. Sulla sua tomba vi è una medaglia datagli dalla Martini&Rossi

    * La sussistenzen
    , è il soldato addetto ai rifornimenti di vettovagliamenti e munizioni che ha confuso il campo di battaglia con una fiera: fa vendite promozionali di munizioni (es. "chi prende 2 cartucce per mitragliatrice avrà una cartuccia per fucile in regalo!") oppure copie omaggio (1 mini cartuccia) a fini promozionali.

     
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  10. leon27
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  11. dango
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    Confesso di non avere mai letto SturmTruppen, però ha l'aria di essere veramenten divertenten.... :P :D
     
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  12. miciobicio
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    CITAZIONE (dango @ 26/2/2009, 20:45)
    Confesso di non avere mai letto SturmTruppen, però ha l'aria di essere veramenten divertenten.... :P :D

    Confesso di averle tutte.... :rolleyes:
    ma non so più dove... :cry:
     
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  13. Cettinina
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    Diabolik compie cinquant’anni
    Supereroe all’italiana, fedele solo alla sua Eva



    dddd


    Il fumetto creato dalle sorelle Giussani, entrato nell'immaginario nazionale, è stato una boccata d'ossigeno per una generazione desiderosa di evolversi nella sessualità
    di Aldo Nove



    Cinquant’anni di pruderie mozzafiato. Al centro c’è l’amore, quello romantico che di più non si può. Lui bello con gli occhi di ghiaccio, lei biondissima e da infarto. Scopo ultimo delle loro vite è baciarsi perché si amano, e lo fanno, sempre, nell’ultima vignetta: avvinti come l’edera. Tutto quadra in un’Italia che non c’è più eppure resiste tra le pagine del fumetto che è diventato orgoglio dell’immaginario nazionale. In fondo qualcosa di fragrante, casereccio, eccellenza di quei buoni fumetti di una volta che resistono al tempo perché cavallo vincente non si cambia, neanche nella fantasia, ed è bello trasmettersi prevedibili brividi da generazione a generazione. La trama, quella della fiaba, è in fondo sempre la stessa: c’è un ostacolo che se superato incrementerà il capitale di sentimenti (e lussuriosi sensi) dei due bei delinquenti innamorati: scatta l’azione, l’ostacolo viene vinto e trionfa l’amore.

    È un amore tanto noir quanto rassicurante, un po’ come l’esotismo vagamente futurista di Jules Verne, tanti anni fa, dove le profondità dello spazio o gli abissi del mare erano quanto mai rassicuranti. Sono una bella coppia, Diabolik e Eva, e continuano a stupire un mondo sabotato da se stesso perché noioso e perché addormentato in un incantesimo proprio brutto, che Diabolik ruba e trasforma per Eva in romanzo d’appendice. Tutto è iniziato in tempi in cui la pecetta “vietato ai minori” era assegnata con assoluta generosità. C’era il Diabolik delle Giussani e subito dopo vi furono Kriminal e Satanik del grande Magnus, nel connubio potentissimo di sessualità e crimine che all’unisono fa quel peccato di lussuria a cui decenni fa tutti aspiravano e che il fumetto del ladro dagli occhi di ghiaccio presentificava. Il sesso stava dietro le quinte ma si intuiva che Eva e Diabolik lo facevano, e tanto, immersi in un mondo comicamente (oggi) futurista e socialmente prevedibile: il macchinone e tanti artifizi per rendere la vita degli amanti più dolce, più comoda nell’effrazione.

    Due emarginati arrapati, Diabolik e Eva, perdutamente innamorati l’uno dell’altra tanto da sfidare l’identità: le maschere che garantivano la riuscita delle loro imprese erano del resto uno svelamento dell’artificiosità del mondo che mettevano sottosopra. Amor omnia vincit. All’inizio Diabolik era assai più fitto di trama e di risvolti psicologici. I balloon sovradimensionati erano zeppi di parole e i disegni piuttosto incerti schiacciati dal trionfo della parola: una sorta di romanzo illustrato che si affiancava agli allora dominanti fotoromanzi, surrogato di un cinema d’oltremanica o d’oltralpe meno controllato dalle parrocchie che settimanalmente mettevano all’indice riviste peccaminose. Quello che fu il processo del costume nel giro di una ventina d’anni relativamente alla stampa d’evasione lo conosciamo. Dalla censura spietata della gonna troppo corta al porno pecoreccio replicato all’infinito. Una grande boccata d’aria per un popolo represso e desideroso di evolversi anche nell’espressione di una sessualità che non ne poteva più di nascondersi.

    Diabolik è però sempre rimasto fedele a se stesso, al proprio amore e alla percezione dell’amore che avevano le sorelle Giussani: rigorosamente di coppia, esasperatamente etero, nei decenni fedele. Il meccanismo narrativo segue leggi quasi scientifiche e le ripete da cinquant’anni. L’ostacolo amplifica e verifica la tenuta della coppia, quasi fosse un pegno da pagare perché il ludibrio (fuori scena: “osceno”) trionfi e sempre altrove rispetto alla ribalta: oltre la fine di se stesso e ai margini dell’immaginario, in quel posto strano e denso di sensi di colpa in cui noi tutti stiamo: la realtà di tutti i giorni, che Diabolik e Eva come noi vivono ma tutta cosparsa di peperoncino, all’insegna di una vita che si mette in gioco e lo fa per il più nobile degli ideali di un’Italia piccola piccola e borghese più che mai, l’Italia che scopa e ama la bella vita, consapevole che quella bella vita non è di tutti, giusto per Diabolik e Eva, piccoli supereroi in fregola perenne e autocompiaciuti del loro vivere nel peccato perenne, consumato dentro bunker disseminati ovunque, nell’oscuro di caverne rese quanto mai accoglienti da futuribili arredamenti e sempre con una bottiglia di spumante a disposizione, nel luccichio di inusitate collane di diamanti prova e pegno d’amore che Diabolik mette attorno al collo perfetto della sua adorata prima che cali il sipario sulla scena e i sensi vengano liberati. Fuori scena, ancora fuori scena: da cinquant’anni, per la gioia di tutti e il perenne scorno dell’ispettore Ginko, eterno terzo incomodo in fondo geloso di un così grande amore, un amore capace di andare oltre la legge degli uomini e profondamente… birichino. Spietato e tenero, a luci rosse e implacabilmente refrattario a qualsiasi ordine che non sia quello del proprio circolare, prevedibile godimento.



    Il Fatto


    Adoro Diabolik, ho tutta la collezione...................è una passione che condivido con mia madre e mio fratello Giuseppe.
     
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  14. leon27
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    CITAZIONE (Cettinina @ 29/1/2012, 19:17) 
    Diabolik compie cinquant’anni
    Supereroe all’italiana, fedele solo alla sua Eva



    (IMG:www.fotografinapoli.com/wp-content/uploads/2009/07/dddd.jpg)


    Il fumetto creato dalle sorelle Giussani, entrato nell'immaginario nazionale, è stato una boccata d'ossigeno per una generazione desiderosa di evolversi nella sessualità
    di Aldo Nove



    Cinquant’anni di pruderie mozzafiato. Al centro c’è l’amore, quello romantico che di più non si può. Lui bello con gli occhi di ghiaccio, lei biondissima e da infarto. Scopo ultimo delle loro vite è baciarsi perché si amano, e lo fanno, sempre, nell’ultima vignetta: avvinti come l’edera. Tutto quadra in un’Italia che non c’è più eppure resiste tra le pagine del fumetto che è diventato orgoglio dell’immaginario nazionale. In fondo qualcosa di fragrante, casereccio, eccellenza di quei buoni fumetti di una volta che resistono al tempo perché cavallo vincente non si cambia, neanche nella fantasia, ed è bello trasmettersi prevedibili brividi da generazione a generazione. La trama, quella della fiaba, è in fondo sempre la stessa: c’è un ostacolo che se superato incrementerà il capitale di sentimenti (e lussuriosi sensi) dei due bei delinquenti innamorati: scatta l’azione, l’ostacolo viene vinto e trionfa l’amore.

    È un amore tanto noir quanto rassicurante, un po’ come l’esotismo vagamente futurista di Jules Verne, tanti anni fa, dove le profondità dello spazio o gli abissi del mare erano quanto mai rassicuranti. Sono una bella coppia, Diabolik e Eva, e continuano a stupire un mondo sabotato da se stesso perché noioso e perché addormentato in un incantesimo proprio brutto, che Diabolik ruba e trasforma per Eva in romanzo d’appendice. Tutto è iniziato in tempi in cui la pecetta “vietato ai minori” era assegnata con assoluta generosità. C’era il Diabolik delle Giussani e subito dopo vi furono Kriminal e Satanik del grande Magnus, nel connubio potentissimo di sessualità e crimine che all’unisono fa quel peccato di lussuria a cui decenni fa tutti aspiravano e che il fumetto del ladro dagli occhi di ghiaccio presentificava. Il sesso stava dietro le quinte ma si intuiva che Eva e Diabolik lo facevano, e tanto, immersi in un mondo comicamente (oggi) futurista e socialmente prevedibile: il macchinone e tanti artifizi per rendere la vita degli amanti più dolce, più comoda nell’effrazione.

    Due emarginati arrapati, Diabolik e Eva, perdutamente innamorati l’uno dell’altra tanto da sfidare l’identità: le maschere che garantivano la riuscita delle loro imprese erano del resto uno svelamento dell’artificiosità del mondo che mettevano sottosopra. Amor omnia vincit. All’inizio Diabolik era assai più fitto di trama e di risvolti psicologici. I balloon sovradimensionati erano zeppi di parole e i disegni piuttosto incerti schiacciati dal trionfo della parola: una sorta di romanzo illustrato che si affiancava agli allora dominanti fotoromanzi, surrogato di un cinema d’oltremanica o d’oltralpe meno controllato dalle parrocchie che settimanalmente mettevano all’indice riviste peccaminose. Quello che fu il processo del costume nel giro di una ventina d’anni relativamente alla stampa d’evasione lo conosciamo. Dalla censura spietata della gonna troppo corta al porno pecoreccio replicato all’infinito. Una grande boccata d’aria per un popolo represso e desideroso di evolversi anche nell’espressione di una sessualità che non ne poteva più di nascondersi.

    Diabolik è però sempre rimasto fedele a se stesso, al proprio amore e alla percezione dell’amore che avevano le sorelle Giussani: rigorosamente di coppia, esasperatamente etero, nei decenni fedele. Il meccanismo narrativo segue leggi quasi scientifiche e le ripete da cinquant’anni. L’ostacolo amplifica e verifica la tenuta della coppia, quasi fosse un pegno da pagare perché il ludibrio (fuori scena: “osceno”) trionfi e sempre altrove rispetto alla ribalta: oltre la fine di se stesso e ai margini dell’immaginario, in quel posto strano e denso di sensi di colpa in cui noi tutti stiamo: la realtà di tutti i giorni, che Diabolik e Eva come noi vivono ma tutta cosparsa di peperoncino, all’insegna di una vita che si mette in gioco e lo fa per il più nobile degli ideali di un’Italia piccola piccola e borghese più che mai, l’Italia che scopa e ama la bella vita, consapevole che quella bella vita non è di tutti, giusto per Diabolik e Eva, piccoli supereroi in fregola perenne e autocompiaciuti del loro vivere nel peccato perenne, consumato dentro bunker disseminati ovunque, nell’oscuro di caverne rese quanto mai accoglienti da futuribili arredamenti e sempre con una bottiglia di spumante a disposizione, nel luccichio di inusitate collane di diamanti prova e pegno d’amore che Diabolik mette attorno al collo perfetto della sua adorata prima che cali il sipario sulla scena e i sensi vengano liberati. Fuori scena, ancora fuori scena: da cinquant’anni, per la gioia di tutti e il perenne scorno dell’ispettore Ginko, eterno terzo incomodo in fondo geloso di un così grande amore, un amore capace di andare oltre la legge degli uomini e profondamente… birichino. Spietato e tenero, a luci rosse e implacabilmente refrattario a qualsiasi ordine che non sia quello del proprio circolare, prevedibile godimento.



    Il Fatto


    Adoro Diabolik, ho tutta la collezione...................è una passione che condivido con mia madre e mio fratello Giuseppe.

    il mio fumetto preferito insieme a tex willer, ho tutta la collezione
     
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  15. ErTigre
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    CITAZIONE (Cettinina @ 29/1/2012, 19:17) 
    Il fumetto creato dalle sorelle Giussani, entrato nell'immaginario nazionale, è stato una boccata d'ossigeno per una generazione desiderosa di evolversi nella sessualità.

    Sono una bella coppia, Diabolik e Eva, e continuano a stupire un mondo sabotato da se stesso perché noioso e perché addormentato in un incantesimo proprio brutto, che Diabolik ruba e trasforma per Eva in romanzo d’appendice. Tutto è iniziato in tempi in cui la pecetta “vietato ai minori” era assegnata con assoluta generosità. C’era il Diabolik delle Giussani e subito dopo vi furono Kriminal e Satanik...

    Il vero segreto del sucesso di Diabolik per oltre 50 anni, sta nella novità che le sorelle Giussiani hanno voluto adottare fin dal lontano 62; ed è proprio insita nella coppia, Diabolik ed Eva. Novità sperimentata (quantomeno azzardando per quegli anni) nel numero 3 di Diabolik, il mitico L'Arresto di Diabolik dove Diabolik ed Eva si sono conosciuti.
    Mi spiego meglio, soprattutto per i neofiti o per chi conosce il fumetto solo superficialmente: Diabolik aveva iniziato nei primi 2 numeri con una trama, anzi direi un'impostazione, ben diversa: aveva si una donna, Elisabeth, dalla quale tornava dopo i suoi clamorosi furti e omicidi, ma che era completamente all'oscuro della sua vera attività.
    L'Idea geniale delle Giussiani è quella di avergli voluto affiancargli una compagna che non solo conoscesse già la vera attività del suo uomo ma che gli facesse anche da complice, dall'inizio a poco a poco, fino a che a mano a mano diventare una complice paritaria, oltreché compagna.
    Questo è quello che ha differenziato Diabolik dai mille altri eroi di cartone del suo genere e che ne ha declamato il successo per oltre 50anni e che ancora non finisce di stupire.
    :surfing.gif:
     
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32 replies since 24/11/2008, 12:02   3490 views
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