FABRIZIO DE ANDRE'

...amico fragile...

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    CITAZIONE (Ireth74 @ 16/4/2010, 16:58)

    LA BUONA NOVELLA



    6 - Maria nella bottega di un falegname (Testo e Musica di Fabrizio De André). 3'14"

    www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=1376
    «È un dialogo tra Maria, il falegname e la gente.
    Il ritmo è cadenzato e monotono, così che trasmette l'idea del battere del martello del falegname [...]. L'orizzonte è universale e il lavoro del falegname diventa una lente attraverso la quale si vedono le ingiustizie e gli orrori delle guerre ("Falegname costruisci le stampelle / per chi in guerra andò? / Dalla Nubia sulla mani a casa ritornò"). Alla fine il legno sembra quasi prendere vita e comincia a parlare per raccontare le storie e tragedie che si consumano su di esso. Si raggiunge l'apice quando il falegname svela a Maria che una delle tre croci che sta preparando sarà usata per crocifiggere suo figlio. La canzone riprende così la devozione, viva in tutto il mondo cristiano, per la croce. Il falegname non viene mai chiamato per nome: potrebbe essere un qualsiasi falegname e non necessariamente Giuseppe. D'altra parte questi non sarà più nominato nell'album e resterà una figura di secondo piano: un vecchio al quale è stata affidata la persona sbagliata al momento sbagliato, ma capace di accettare la cattiva sorte con tenerezza e bontà.»
    [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 66-67]






    Maria:
    "Falegname col martello
    perché fai den den?
    Con la pialla su quel legno
    perché fai fren fren?
    Costruisci le stampelle
    per chi in guerra andò?
    Dalla Nubia sulle mani
    a casa ritornò?"

    Il falegname:
    "Mio martello non colpisce,
    pialla mia non taglia
    per foggiare gambe nuove
    a chi le offrì in battaglia,
    ma tre croci, due per chi
    disertò per rubare,
    la più grande per chi guerra
    insegnò a disertare".

    La gente:
    "Alle tempie addormentate
    di questa città
    pulsa il cuore di un martello,
    quando smetterà?
    Falegname, su quel legno,
    quanti corpi ormai,
    quanto ancora con la pialla
    lo assottiglierai?"

    Maria:
    "Alle piaghe, alle ferite
    che sul legno fai,
    falegname su quei tagli
    manca il sangue, ormai,
    perché spieghino da soli,
    con le loro voci,
    quali volti sbiancheranno
    sopra le tue croci".

    Il falegname:
    "Questi ceppi che han portato
    perché il mio sudore
    li trasformi nell'immagine
    di tre dolori,
    vedran lacrime di Dimaco
    e di Tito al ciglio
    il più grande che tu guardi
    abbraccerà tuo figlio".

    La gente:
    "Dalla strada alla montagna
    sale il tuo den den
    ogni valle di Giordania
    impara il tuo fren fren;
    qualche gruppo di dolore
    muove il passo inquieto,
    altri aspettan di far bere
    a quelle seti aceto".
     
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  3. marina.1
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    Un momento di altissima poesia...un'"annunciazione" indimenticabile. Io la paragono a quella dei migliori pittori...


    Una delle più belle immagini che ci sia stata data di Giuseppe


    Veramente ne "La Buona Novella non si sa cosa scegliere...Le canzoni, le poesie, sono tutte una più bella dell'altra....
     
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  4. Ireth74
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    NON AL DENARO, NON ALL'AMORE NE' AL CIELO



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    1 - Dormono sulla collina .............. 4'03"
    2 - Un matto ................................. 2'35"
    3 - Un giudice .............................. 2'55"
    4 - Un blasfemo ............................2'59"
    5 - Un malato di cuore ................. 4'18"
    6 - Un medico ............................. 2'39"
    7 - Un chimico ..............................3'00"
    8 - Un ottico ................................ 4'35"
    9 - Il suonatore Jones ...................4'25"

    Tutti i testi sono di Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio
    Tutte le musiche sono di Fabrizio De André e Nicola Piovani
    Arrangiamenti e direzione d'orchestra di Nicola Piovani

    Il disco

    Non al denaro, non all'amore né al cielo è un concept album ispirato ad alcune poesie tratte dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, libro pubblicato in Italia nel 1943 con la traduzione effettuata da Fernanda Pivano (edizioni Einaudi).

    L'idea del disco, come ha raccontato Roberto Dané, la ebbe Sergio Bardotti, che infatti lo seguì insieme allo stesso Dané in qualità di produttore.

    Gian Piero Reverberi ha raccontato che in questo caso il progetto era nato per Michele, sulla scia di Senza orario senza bandiera, quindi con i testi elaborati da De André e le musiche di Reverberi; ma il progetto venne poi dirottato su De André e quindi Reverberi (anche per alcuni suoi contrasti con Roberto Dané) non venne più coinvolto e le musiche e gli arrangiamenti furono affidati a Nicola Piovani.

    Il coautore dei testi, Bentivoglio, si era presentato con dei testi scritti da lui, che furono giudicati interessanti e che, dopo una prima collaborazione in Tutti morimmo a stento (in cui scrisse il testo di Ballata degli impiccati), portarono all'affiancamento a De André per i testi in questo LP e nel successivo.

    Le canzoni

    Per ogni canzone è possibile risalire a una storia del libro, che è stata spunto della riscrittura di De André:

    La collina
    La collina è l'incipit sia del libro (The Hill - La Collina) sia del disco. Parla di tutta quella misera gente morta accidentalmente (chi cadendo da un ponte mentre lavorava, chi bruciato in miniera, chi per aborto o per amore, chi in un bordello per le carezze di un animale, o il suonatore Jones, colui che offrì la faccia al vento/la gola al vino e mai un pensiero/non al denaro, non all'amore né al cielo) che adesso dorme sulla collina del cimitero di Spoon River.

    Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio)
    «Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole...» (dal testo di Un matto).
    Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio) è tratta dalla storia di Frank Drummer, che nell'originale impara a memoria l'Enciclopedia Britannica per darsi un tono; nella versione di De André l'enciclopedia è la Treccani.

    Un giudice
    Un giudice è tratta dalla storia di Selah Lively, un nano che studia giurisprudenza e diventa giudice e si vendica della sua infelicità attraverso il potere di giudicare e condannare (giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male), incutendo timore a coloro che prima lo deridevano; inginocchiandosi però nel momento finale non conoscendo affatto la statura di Dio. Grande importanza anche qui, come nel matto il tema dell'invidia, che diventa ancora una volta il motore dell'agire del personaggio, in questa canzone De Andrè ci mostra come l'opinione che gli altri hanno su di noi ci crei disagio e sconforto. Il giudice diventa una carogna, per il semplice fatto che gli altri sono sempre stati carogne con lui, si abbandona quindi il tema malinconico dell'invidia provata dal matto e si trova un'invidia che trova nella vendetta l'unica cura possibile.

    Un blasfemo (dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato)
    Un blasfemo (dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato) è tratta dalla storia di Wendell P. Bloyd anche se De André introduce l'idea della "mela proibita", volendo aggiungere che, forse, è stato il blasfemo a sbagliare perché si era ribellato a un'immagine metafisica piuttosto che a qualcosa di più concreto nel tentativo di ribellarsi a un modo di vivere.
    (Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino / non avevano leggi per punire un blasfemo / non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte / mi cercarono l'anima a forza di botte)

    Un malato di cuore
    Un malato di cuore è tratta dalla storia di Francis Turner, un malato di cuore che muore per la troppa emozione non appena conosce le labbra di una donna. Questo è il pezzo che conclude la prima parte del disco, che ha avuto come tema centrale quello dell'invidia. Il malato di cuore fin dall'infanzia soffre di questa solitudine che lo porta solo a sfiorare la vita senza poterla mai vivere, anche qui come nel matto abbiamo molti elementi che ci costringono a provare le stesse sensazioni del personaggio e che ci fanno perfettamente capire il suo stato d'animo (come diavolo fanno a riprendere fiato; e mai poter bere alla coppa d'un fiato, ma a piccoli sorsi interrotti), accentuati dall'utilizzo della seconda persona. Tuttavia è alla fine della canzone che il malato di cuore si distingue dal matto dal giudice e dal blasfemo: mentre il giudice ha trovato nella vendetta la sua alternativa all'invidia abbassandosi al livello di chi lo aveva deriso, e il matto non è stato spinto dall'invidia a imparare la Treccani a memoria, il malato di cuore vive la sua vita senza essere spinto dal motore dell'invidia, riuscendo a vincere l'invidia attraverso l'amore che gli regala un momento di estrema felicità prima della morte.

    Un medico
    Un medico è tratta dalla storia del dottor Siegfried Iseman che vuol curare la povera gente ma è costretto per vivere a vendere pozioni miracolose e finisce in prigione additato da tutti come imbroglione e ciarlatano.

    Un chimico
    «Da chimico un giorno io avevo il potere
    di sposar gli elementi e di farli reagire
    ma gli uomini mai mi riuscì di capire
    perché si combinassero attraverso l'amore.
    Affidando ad un gioco la gioia e il dolore»


    Un chimico è tratta dalla storia di Trainor, il farmacista, che non capisce le unioni tra uomini e donne ma capisce e ama le unioni tra gli elementi chimici, muore in un esperimento sbagliato «proprio come gli idioti / che muoion d'amore»

    Un ottico
    «Vedo gli amici ancora sulla strada,
    loro non hanno fretta,
    Rubano ancora al sonno l'allegria
    all'alba un po' di notte:
    e poi la luce, luce che trasforma
    il mondo in un giocattolo.»


    Un ottico è tratta dalla storia di Dippold, l'ottico che vuole fare occhiali speciali che mostrino panorami insoliti; è stato interpretato come metafora di un venditore di droghe allucinogene (es. LSD)

    Il suonatore Jones
    «lui che offrì la faccia al vento, la gola al vino e mai un pensiero non al denaro non all'amore né al cielo...» (dal testo di La collina)
    Il suonatore Jones è l'unica canzone che riporta lo stesso titolo della storia del libro, così come tradotta dalla Pivano (nell'originale Fiddler Jones: per ragioni di metrica Jones nella versione di De André è un flautista, nell'originale è un violinista).


    Fonti: wikipedia e viadelcampo.com
     
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  5. Ireth74
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    La mia preferita dell'album:

    UN BLASFEMO




    ... nel giardino incantato lo costrinse a sognare... a ignorare che al mondo c'è il bene, c'è il male...
    ... è proprio qui sulla terra la mela proibita... e non Dio ma qualcuno che per noi l'ha inventato... ci costringe a sognare in un giardino incantato..




    UN GIUDICE



     
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  6. marina.1
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    e la mia preferita... forse in assoluto...
    Il suonatore Jones
     
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  7. dango
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    La mia preferita fra quelle citate sopra:

    Un Giudice

    Cosa vuol dire avere
    un metro e mezzo di statura,
    ve lo rivelan gli occhi
    e le battute della gente,
    o la curiosità
    di una ragazza irriverente
    che si avvicina solo
    per un suo dubbio impertinente:

    vuole scoprir se è vero
    quanto si dice intorno ai nani,
    che siano i più forniti
    della virtù meno apparente,
    fra tutte le virtù
    la più indecente.

    Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti
    senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore toppo,
    troppo vicino al buco del culo.

    Fu nelle notti insonni
    vegliate al lume del rancore
    che preparai gli esami.
    diventai procuratore
    per imboccar la strada
    che dalle panche d’una cattedrale
    porta alla sacrestia
    quindi alla cattedra d’un tribunale,
    giudice finalmente,
    arbitro in terra del bene e del male.

    E allora la mia statura
    non dispensò più buonumore
    a chi alla sbarra in piedi
    mi diceva Vostro Onore,
    e di affidarli al boia
    fu un piacere del tutto mio,
    prima di genuflettermi
    nell’ora dell’addio
    non conoscendo affatto
    la statura di Dio.
     
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  8. laura^
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    CITAZIONE (marina.1 @ 20/4/2010, 18:00)
    e la mia preferita... forse in assoluto...
    Il suonatore Jones

    anche la mia. tutte le volte che l'ascolto mi commuove.

    Il suonatore Jones

    In un vortice di polvere
    gli altri vedevan siccità,
    a me ricordava
    la gonna di Jenny
    in un ballo di tanti anni fa.

    Sentivo la mia terra
    vibrare di suoni
    era il mio cuore,
    e allora perché coltivarla ancora,
    come pensarla migliore.

    Libertà l’ho vista dormire
    nei campi coltivati
    a cielo e denaro,
    a cielo ed amore,
    protetta da un filo spinato.

    Libertà l’ho vista svegliarsi
    ogni volta che ho suonato
    per un fruscio di ragazze
    a un ballo
    per un compagno ubriaco.

    E poi se la gente sa,
    e la gente lo sa che sai suonare,
    suonare ti tocca
    per tutta la vita
    e ti piace lasciarti ascoltare.

    Finì con i campi alle ortiche
    finì con un flauto spezzato
    e un ridere rauco
    e ricordi tanti
    e nemmeno un rimpianto.

    Il suonatore Jones - Lee Master tradotto F.Pivano
    La terra ti suscita
    vibrazioni nel cuore: sei tu.
    E se la gente sa che sai suonare,
    suonare ti tocca, per tutta la vita.
    Che cosa vedi, una messe di trifoglio?
    O un largo prato tra te e il fiume?
    Nella meliga è il vento; ti freghi le mani
    perché i buoi saran pronti al mercato;
    o ti accade di udire un fruscio di gonnelle
    come al Boschetto quando ballano le ragazze.
    Per Cooney Potter una pila di polvere
    o un vortice di foglie volevan dire siccità;
    a me pareva fosse Sammy Testa-rossa
    quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor.
    Come potevo coltivare le mie terre,
    - non parliamo di ingrandirle -
    con la ridda di corni, fagotti e ottavini
    che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa,
    e il cigolìo di un molino a vento - solo questo?
    Mai una volta diedi mani all'aratro,
    che qualcuno non si fermasse nella strada
    e mi chiedesse per un ballo o una merenda.
    Finii con le stesse terre,
    finii con un violino spaccato -
    e un ridere rauco e ricordi,
    e nemmeno un rimpianto.
     
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  9. laura^
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    Nicola Piovani: De André sovversivo? è come scoprire Bobby Solo nel Kgb...
    Repubblica — 11 gennaio 2009 pagina 18 sezione: SPETTACOLI


    ROMA - Negli anni in cui Fabrizio De André era controllato dalla polizia come "estremista di sinistra", lavorava a stretto contatto con il musicista Nicola Piovani, premio Oscar per "La vita è bella". Una collaborazione, quella tra De André e Piovani, che ha dato frutti straordinari agli inizi degli anni Settanta, soprattutto due album, "Non al denaro, non all' amore né al cielo" del 1971 e "Storia di un impiegato" del 1973, due grandi capolavori della musica italiana, con i testi di De André e Giuseppe Bentivoglio e le musiche Piovani. Il compositore è un buon testimone, allora, della "pericolosità" politica di De André, soprattutto per "Storia di un impiegato" che, già nel 1973, metteva in ridicolo le prime manifestazioni del terrorismo di sinistra. Piovani, lei e De André lavoravate, scrivevate musiche, testi, canzoni e la polizia intanto vi controllava. Ve ne rendevate conto? E De André era davvero, secondo lei, un "estremista di sinistra"? «Ma mi faccia il piacere! Leggere quei resoconti degli spioni di stato di allora mi fa un effetto farsesco. Immaginare Fabrizio come ipotetico sovversivo sarebbe come pensare Bobby Solo agente del Kgb. Viene da chiedersi in che mani erano messi i servizi di sicurezza. Anche se, leggendo quei rapporti, mi domando: ma si prendevano sul serio? Credevano a quello che scrivevano' ? Speriamo di no...».
    Musica e parole. Un rapporto complesso, difficile, affascinante, soprattutto se le parole erano quelle di De Andrè? «Naturalmente sì: ma il lavoro era facile con un poeta che aveva il senso musicale della parola: i suoi versi e la sua voce erano lì pronti a diventare musica: e poi lui aveva l' arte di ricomporre i versi in ragione della metrica musicale. Un incanto e una soddisfazione insieme». Cosa resta, secondo lei, nella musica italiana del contributo di Fabrizio De André? «Una serie di album, uno più bello dell' altro, con dentro tante canzoni, una più bella dell' altra. E una lezione: una lezione di coerenza e di rigore, il rigore di chi non si metteva al servizio delle leggi di mercato. Scriveva per "necessità espressiva intima" come direbbe Cecov». - ERNESTO ASSANTE
     
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  10. stemil
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    CITAZIONE (laura^ @ 21/4/2010, 08:52)
    Nicola Piovani: De André sovversivo? è come scoprire Bobby Solo nel Kgb...
    Repubblica — 11 gennaio 2009 pagina 18 sezione: SPETTACOLI


    ROMA - Negli anni in cui Fabrizio De André era controllato dalla polizia come "estremista di sinistra", lavorava a stretto contatto con il musicista Nicola Piovani, premio Oscar per "La vita è bella". Una collaborazione, quella tra De André e Piovani, che ha dato frutti straordinari agli inizi degli anni Settanta, soprattutto due album, "Non al denaro, non all' amore né al cielo" del 1971 e "Storia di un impiegato" del 1973, due grandi capolavori della musica italiana, con i testi di De André e Giuseppe Bentivoglio e le musiche Piovani. Il compositore è un buon testimone, allora, della "pericolosità" politica di De André, soprattutto per "Storia di un impiegato" che, già nel 1973, metteva in ridicolo le prime manifestazioni del terrorismo di sinistra. Piovani, lei e De André lavoravate, scrivevate musiche, testi, canzoni e la polizia intanto vi controllava. Ve ne rendevate conto? E De André era davvero, secondo lei, un "estremista di sinistra"? «Ma mi faccia il piacere! Leggere quei resoconti degli spioni di stato di allora mi fa un effetto farsesco. Immaginare Fabrizio come ipotetico sovversivo sarebbe come pensare Bobby Solo agente del Kgb. Viene da chiedersi in che mani erano messi i servizi di sicurezza. Anche se, leggendo quei rapporti, mi domando: ma si prendevano sul serio? Credevano a quello che scrivevano' ? Speriamo di no...».
    Musica e parole. Un rapporto complesso, difficile, affascinante, soprattutto se le parole erano quelle di De Andrè? «Naturalmente sì: ma il lavoro era facile con un poeta che aveva il senso musicale della parola: i suoi versi e la sua voce erano lì pronti a diventare musica: e poi lui aveva l' arte di ricomporre i versi in ragione della metrica musicale. Un incanto e una soddisfazione insieme». Cosa resta, secondo lei, nella musica italiana del contributo di Fabrizio De André? «Una serie di album, uno più bello dell' altro, con dentro tante canzoni, una più bella dell' altra. E una lezione: una lezione di coerenza e di rigore, il rigore di chi non si metteva al servizio delle leggi di mercato. Scriveva per "necessità espressiva intima" come direbbe Cecov». - ERNESTO ASSANTE

    effettivamente c'è di che sbellicarsi dal ridere BUFFONI che poi saran gli stessi che non han voluto trovare Moro???? ma bravi un applauso a sti geni dell'intelligence!
     
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  11. Ireth74
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    STORIA DI UN IMPIEGATO



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    1 - Introduzione .......................................................................................1'42"
    2 - Canzone del Maggio(1)....................................................................... 2'24"
    3 - La bomba in testa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ....... 4'01"
    4 - Al ballo mascherato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ........ 5'12"
    5 - Sogno numero due . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . .. . . . .3'13"
    6 - La canzone del padre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .......... 5'14"
    7 - Il bombarolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4'20"
    8 - Verranno a chiederti del nostro amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...... 4'19"
    9 - Nella mia ora di libertà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5'09"

    (1) Liberamente tratta da un canto del maggio francese 1968
    Arrangiamenti e direzione d'orchestra di Nicola Piovani
    Edizioni Musicali Editori Associati a cura di Roberto Dané
    Chitarre: Fabrizio De André, Silvano Chimenti, Bruno Battisti Damario
    Basso elettrico: Daniele Patucchi
    Batteria: Enzo Restuccia
    Contrabbasso: Antonio Ferrelli
    Pianoforte: Nicola Piovani
    Synthesizer: Giorgio Carnini

    Il disco

    Come accade spesso nei dischi di De André, le canzoni sono collegate fra di loro da un filo narrativo: in questo caso, infatti, la storia è quella di un impiegato (la cui vita è basata sull'individualismo), che - dopo aver ascoltato un canto del Maggio francese - davanti a tale scelta di ribellione, entra in crisi e decide di ribellarsi anch'esso, mantenendo però il suo individualismo. Le canzoni che seguono rappresentano l'ordine logico di una presa di posizione individuale che, con il rapido (e onirico) succedersi dei fatti, con l'esperienza fallimentare della violenza e solo dopo, in un ambiente crudo e forte come quello carcerario, diventa collettivismo.

    Il disco venne comunque attaccato dalla stampa musicale militante e vicina al movimento studentesco.

    Le canzoni

    Canzone del Maggio
    Il primo brano, Canzone del Maggio, è liberamente tratta da un canto del maggio francese del 1968 di Dominique Grange, il cui titolo è Chacun de vous est concerné. Quando De André si mise in contatto con lei per pubblicare il pezzo, la cantante francese glielo regalò non chiedendo i diritti d'autore. Va però notata la grande differenza anche nella musica tra il brano di De André e la versione originale.

    Della Canzone del Maggio esiste una versione dal testo molto più duro e accusatorio (si tratta della traduzione letterale dell'originale), presentata a volte dal vivo dal cantante genovese; di questa versione esiste una registrazione non ufficiale, in quanto fu sottoposta a censura. Il ritornello della versione censurata recitava "Voi non avete fermato il vento, gli avete fatto perdere tempo". Tutta la canzone, in generale, manifesta la forza del movimento del '68 nel suo pieno svolgimento, a differenza della versione non censurata, che con il suo "anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", che al contrario descrive il Movimento dopo la sua fine.

    La bomba in testa
    In questa canzone l'impiegato si confronta con i sessantottini e si unisce idealmente ai giovani, seppur con anni di ritardo. Sceglie però un approccio individualista e violento.

    L'impiegato prende coscienza di ciò che quei giovani avevano fatto, e quello per cui avevano lottato, e della sua situazione ricca di conformismi e frasi fatte, di lavoro ed obbedienza senza alzate di testa, e lì capisce quanto ne sia distante ma soprattutto si scuote dal torpore in cui la società media fa piombare. Dopo la necessaria presa di coscienza si rende conto che l'odio e l'impeto in lui risvegliatisi sono sufficienti affinché possa avere una rivalsa, anche da solo, nei confronti di chi, per via della falsa morale imperante, dà lustro ad una sfaccettatura del proprio io celando l'interezza del pensiero e dell'essere per non apparire fuori schema, così come avevano fatto coloro che nel maggio francese anziché supportare la rivoluzione erano rimasti a guardare, se non diffidenti, indifferenti.

    Al ballo mascherato
    Questa canzone rappresenta il primo sogno, la prima esperienza onirica nella quale con l'esplosivo fa saltare tutte le maschere di ipocrisia ai simboli del potere. Qui il potere è espresso in tutte le sfaccettature della società borghese: culturali, parentali, politiche ed ideologiche, religiose etc. L'intento è quello di togliere la maschera agli ipocriti, delegittimare il potere e colpire le istituzioni.

    Sogno numero due
    Nel suo secondo sogno l'impiegato è sotto processo e smascherato dal giudice (coscienza al fosforo piantata tra l'aorta e l'intenzione), che gli fa notare come la bomba abbia rinnovato ed alimentato il sistema; seguendo la sua personale brama di potere, l'impiegato ha infatti giudicato e giustiziato i potenti per ritagliarsi un posto. Nelle parole del giudice si delinea la criticità di De André nei confronti dell'operato dei brigatisti rossi e degli altri nuclei di lotta armata.

    La canzone del padre
    Il giudice ha concesso all'impiegato di scegliere una vita tranquilla ed integrata, e questi assume il ruolo di suo padre, ben collocato nel suo posto tra "piccoli" e "grandi", scoprendo la miseria e l'inutilità della sua vita. L'ipocrisia e la fragilità della vita borghese, le paure bieche e piccole prendono il sopravvento fino a svegliarlo dal sogno. Questa volta il giudice e l'impiegato si rivedranno davvero.

    Il bombarolo
    L'impiegato, mosso da motivazioni da disperato "se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato", prepara un vero attentato il cui unico effetto è metterlo in ridicolo rivelando al tempo stesso la sua mania di protagonismo e la sua goffaggine. È una satira cruda del terrorismo degli anni settanta prima che questo assumesse dimensioni realmente tragiche.

    Verranno a chiederti del nostro amore
    L'impiegato, dal carcere, vede la sua donna intervistata, la vede schermirsi davanti ai giornali e ripensa al loro rapporto. Ora che sono separati dal carcere l'impiegato guarda alla donna e teme per il suo futuro, quasi rassegnato, chiedendole di prenderlo in mano e fare le proprie scelte con autonomia.

    Nella mia ora di libertà
    L'impiegato, in carcere, compie la maturazione definitiva tra l'individualismo e le lotte collettive. La canzone parte con la rinuncia all'ora d'aria, descrive l'inutilità del carcere e la maturazione che porta il carcerato a "capire che non ci sono poteri buoni" e si conclude con il sequestro dei secondini nell'unica frase al plurale: la sua lotta non è più una sterile protesta individuale ma una lotta collettiva che riprende il tema della Canzone del Maggio. Musicalmente, il brano riprende sia quest'ultima che Il Bombarolo.


    Fonti: wikipedia e viadelcampo.com
     
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  12. Ireth74
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    CANZONE DEL MAGGIO - Versione edita



    Versione inedita



     
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  13. laura^
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    Quando in anticipo sul tuo stupore
    verranno a chiederti del nostro amore
    a quella gente consumata nel farsi dar retta
    un amore così lungo
    tu non darglielo in fretta....

     
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  14. laura^
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    da Tourbook pag 84
    Dunque sta qua l’ abbiamo scritta prima che succedesse quella cosa che noi pensavamo fosse così bella…* in effetti ho visto gente piangere, gente che aveva votato PCI fin dal ‘21, ‘22 ...
    Per adesso, secondo me , e’ cambiato niente.
    Quindi io la canzone non l’ho cambiata: si chiama via della poverta’
    Comunque diamogli tempo. Diamo-vi tempo. Rifiutando categoricamente di prendere la tessera…perche’ anche a prenderla all’ultimo momento uno fa la figura dello stupido…. ,ma sapete quanti socialisti e socialdemocratici hanno preso la tessera del PCI all’ultimo? Troppi. E lo sapete meglio voi di me. E’ inutile che io stia qui a raccontarvi…
    Speriamo che lasciandovi la possibilita’ di operare le cose cambino veramente…..


    * sorpasso del PCI sulla DC alle Regionali del giugno 1975




     
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  15. dango
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    Ho appena guardato il video della canzone del maggio...certo che fa una certa impressione rivedere come erano le manifestazioni di un tempo, cosi' gremite, cosi' accese; troppo violente a volte, ma la partecipazione era...un'altra, completamente un'altra.
     
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91 replies since 9/4/2010, 22:24   3215 views
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