Gli Impressionisti

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  1. marina.1
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    Un mio piccolo video con capolavori dell'impressionismo.


    Original Video - More videos at TinyPic
     
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  2. dango
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    Marina belloooo!!! E bellissima anche la colonna sonora della mitica Piaf...

    Il Monet con il campo di papaveri è uno dei quadri preferiti della mia mammetta... :wub:

    Cmq secondo me vale davvero la pena di dedicare un topic all'argomento...tempo permettendo ahime!!
     
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  3. stemil
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    che bello il video, e la musica ... azzeccatissima!!!
     
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  4. dango
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    dalla wiki:

    Le premesse

    Fondamentali per la nascita dell'Impressionismo furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell'importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano; la riscoperta della pittura di paesaggio; il mito dell'artista ribelle alle convenzioni; l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno; la prevalenza della soggettività dell'artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste e camuffate, rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti.

    Un altro importante riferimento, difficilmente inquadrabile, fu Camille Corot, chiamato affettuosamente dai suoi discepoli père Corot (papà Corot), con i suoi paesaggi freschi e semplici, lontani dalle convenzioni.

    Nuovi stimoli vennero anche dall'Esposizione universale di Parigi del 1867, dove trovò sfogo l'interesse per l'arte esotica, in particolare quella giapponese. Hokusai e la scuola Ukiyo-e rappresentavano scene di vita quotidiana molto vicine al realismo che andava diffondendosi in Francia e in Europa. Già Baudelaire, alcuni anni prima, aveva distribuito agli amici delle stampe giapponesi, che presto divennero una moda e furono apprezzate e acquistate anche dai pittori impressionisti.

    Si deve però ricordare che, nonostante l'allontanamento dalla tradizione, restava il punto fermo della copia delle opere dei grandi del passato, custodite al Louvre.

    Infine, importanti novità vennero dalle scoperte delle scienze, come la macchina fotografica e le Leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vibranti" e vive.

    Gli artisti

    Gli impressionisti dipingevano all'aperto, con una tecnica rapida che permetteva di completare l'opera in poche ore (la pittura en plein air). Essi volevano riprodurre sulla tela le sensazioni e le percezioni visive che il paesaggio comunicava loro nelle varie ore del giorno e in particolari condizioni di luce, lo studio dal vero del cielo, dell'atmosfera, delle acque soppiantò il lavoro al chiuso, in atelier, lo studio nel quale venivano completati i quadri più grandi o eseguiti i ritratti; molti ritratti erano però anche realizzati all'aperto. Lo sfondo, il paesaggio, non è qualcosa di aggiunto, ma avvolge le figure. Oggetti e persone sono trattati con la stessa pennellata ampia e decisa.

    Gli inizi

    La storia dell'impressionismo nasce ancora prima che si possa parlare di un vero e proprio movimento: nel 1863 Napoleone III inaugurò il Salon des Refusés, per ospitare quelle opere escluse dal Salon ufficiale. Vi partecipò, tra gli altri, Édouard Manet con Le Déjeuner sur l'herbe, che provocò un notevole scandalo e che venne definito immorale. Due anni più tardi, lo stesso Manet scandalizzò nuovamente l'opinione pubblica con Olympia.

    La prima manifestazione ufficiale della nuova pittura si tenne nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar, alla quale parteciparono Claude Oscar Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Felix Bracquemond, Jean-Baptiste Guillaumin e l'unica donna Berthe Morisot. La mostra del '74 fu di per sé un'azione eversiva in quanto, al di là dell'estrema modernità delle singole opere che sconvolse la critica, venne compiuta in risposta e contro il Salon, che le aveva rifiutate, e gli studi accademici in generale.

    Il nome di battesimo del nuovo movimento si deve al critico d'arte Louis Leroy, che definì la mostra Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, soleil levant. Inizialmente questa definizione aveva un'accezione negativa, che indicava l'apparente incompletezza delle opere, ma poi divenne una vera bandiera del movimento.

    Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro, il nero viene quasi escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Fondamentale era dipingere en plein air, ovvero al di fuori delle pareti di uno studio, a contatto con il mondo. Questo portò a scegliere un formato delle tele più facile da trasportare; si ricorda che risale a questo periodo anche l'invenzione dei tubetti per i colori a olio.

    Il pittore cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. Si ricordano a questo proposito le numerose versioni della Cattedrale di Rouen, riprodotta nelle diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche, di Claude Monet verso la fine del 1890.

    Nonostante un filo rosso molto evidente colleghi tutti gli artisti impressionisti, sarebbe un errore considerare questo movimento come monolitico. Ogni artista, infatti, secondo la sua sensibilità lo rappresenta in modo diverso. Per esempio Monet non si interessò principalmente alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto naturali, arrivando, negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto (le Ninfee) in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir o Degas, si interessarono invece alla figura umana in movimento. Molti sono gli artisti che non si possono definire del tutto impressionisti, ma che dell'Impressionismo sono evidenti precursori, molti quelli che, nati in seno all'Impressionismo, se ne distaccheranno per intraprendere nuove strade. L'unico artista che sempre, per tutta la sua vita, rimase impressionista fu Monet. In sintesi, si può affermare che l'Impressionismo sia ai suoi inizi con Manet, culmini con Monet e si chiuda con Cezanne, che poi ne uscirà.

    La diffusione

    L'Impressionismo si diffuse in Europa (anche grazie alla facilità con cui un'opera poteva essere eseguita, a molti impressionisti non occorreva per realizzare un dipinto più di 15 minuti, era facile trovare nelle case borghesi dell'epoca diversi quadri): in Italia ebbe uno sviluppo poco particolare, grazie alle esperienze di Federico Zandomeneghi e Giuseppe De Nittis e dei Macchiaioli, più vicine, tuttavia, alla tradizione quattrocentesca.

    L'eredità

    La teoria del colore impressionista viene esasperata nel pointillisme di Georges-Pierre Seurat: i colori non vengono mescolati, ma semplicemente accostati in punti minuti, in modo che sia l'occhio a creare le tinte intermedie.

    Paul Cézanne, pur contemporaneo del movimento, sviluppò in modo indipendente la propria ricerca, che da alcuni viene considerata premessa del Cubismo.

    Vincent Van Gogh compì una svolta proprio grazie agli impressionisti, ma da loro si discostò, precorrendo l'Espressionismo.

    I nomi piu' famosi dell'Impressionismo


    Pissarro
    Manet
    Cezanne
    Sisley
    Monet
    Renoir
    Morisot
    Cassat
    Caillebotte
    Bazile
     
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  5. dango
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    Pissarro



    Camille Pissarro
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


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    (autoritratto - 1903)



    Jacob Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 10 luglio 1830 – Parigi, 13 novembre 1903) è stato un pittore francese, tra i maggiori esponenti dell'Impressionismo. Nacque nelle Antille danesi, da famiglia ebrea.

    Dapprima commesso nella bottega di merciaio del padre, ed avendo una grande passione per il disegno, appena poté scappò di casa alla volta del Nicaragua, dove eseguì i suoi primi dipinti per pagarsi il viaggio per l'Europa. A Parigi frequenta l'École des Beaux-Arts e studia le opere di Gustave Courbet, Charles-François Daubigny, e Jean-Baptiste Camille Corot, che lo colpiscono in modo particolare.

    Dal 1859 inizia a frequentare l' Académie Suisse, dove conosce Claude Monet. Si reca a dipingere en plein air (all'aperto) nei piccoli paesi di periferia e lungo i fiumi. Nello stesso anno partecipa per la prima volta al Salon con un paesaggio di Montmorency.

    Nel 1861 diventa amico di Paul Cézanne e Guillaumin. Nel 1861 e nel 1863 viene rifiutato al Salon; per questo decide di esporre al Salon des Refusés.

    Come molti altri pittori, è un assiduo frequentatore del Café Guerbois, il locale di Batignolles dove si tengono accese discussioni sull'arte.

    La sua pittura è impressionista, nel senso che egli sente la mobilità della luce e degli effetti cromatici. Sebbene dipinga en plein air, medita e studia a lungo, organizzando gli oggetti rappresentati così da dar loro, pur senza contorni definiti, una solidità che influenzerà lo stesso Cézanne.

    Per il suo carattere aperto e conciliante, il suo aspetto simile ad un profeta con la lunga barba bianca, e gli incoraggiamenti che sapeva infondere nei giovani artisti (fu lui, infatti, a scoprire il genio di Van Gogh), venne visto da tutti gli impressionisti come l'anima che seppe mantenere unito il gruppo per tanti anni.

    LE OPERE
    (qui una carrellata dei suoi dipinti più noti)

    LA MIA GALLERY

    Tra le sue opere ne ho selezionate alcune che mi piacciono particolarmente:

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    La mia preferita per concludere:

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  6. dango
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    Manet



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    Édouard Manet nel 1867 (circa), da Wikipedia






    Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) è stato un pittore francese.

    È conosciuto come il padre dell'Impressionismo, sebbene egli stesso non abbia mai voluto essere identificato col gruppo degli Impressionisti, né partecipò mai alle loro esposizioni. Questo perché, per tutta la vita, preferì avere un riconoscimento ufficiale davanti allo Stato mediante l'ammissione al Salon, e non "attraverso sotterfugi", come lui stesso affermò. Egli infatti manifestò una decisa posizione in difesa del principio della libertà espressiva dell'artista, con opere che suscitarono scandalo presso i suoi contemporanei, come La colazione sull'erba e Olympia. A partire dal 1869 si dedicò alla pittura "en plaine air" (all'aperto) e le sue uscite ai giardini delle Tuileries, sul retro del Louvre, divennero quasi degli appuntameni mondani. La sua attività di pittura continuò fino al 1883, con l'arrivo della sua morte. Il pittore ottenne una grandissima fama e tutt'oggi rimane il più grande interprete della pittura pre-impressionista

    SPOILER (click to view)
    Biografia

    Édouard Manet nacque a Parigi nel 1832 in una famiglia ricca e influente. Il giovane presto espresse il desiderio di entrare alla prestigiosa École des Beaux-Arts, ma come risposta, il genitore lo fece imbarcare su una nave. Il viaggio, che durò più di un anno, fortificò ancor di più le aspirazioni di Manet, che al ritorno ottenne finalmente il permesso di studiare arte presso il celebre pittore Thomas Couture, che aveva ottenuto successo al Salon nel 1850. Lo stile accademico e banalissimo di Couture, però, mal si sarebbe adattato all'indole del giovane Manet, che lasciò il suo maestro polemicamente, dopo sei anni. Passato all'Academie, ebbe modo di seguire le lezioni del celebre Léon Bonnat, e di lì a poco conobbe i suoi futuri compagni impressionisti (Monet, Sisley, Cézanne, Pissarro) ed i letterati ad essi legati (Émile Zola e Stéphane Mallarmé su tutti), coi quali strinse durevoli amicizie.


    Divenne amico degli impressionisti Edgar Degas, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Paul Cézanne e Camille Pissarro, attraverso la pittrice Berthe Morisot, che introdusse l'artista nel gruppo. La Morisot convinse Manet a dedicarsi alla pittura en-plein-air, conosciuta grazie a Jean-Baptiste Camille Corot: fu anche fonte di ispirazione per alcuni spunti tecnici che l'artista introdusse nelle proprie opere. Nel 1874 Berthe sposò il fratello di Manet, Eugène.

    Nel 1863 Édouard sposò Suzanne Leenhoff, una pianista olandese sua coetanea, con la quale aveva già una relazione da dieci anni

    Nel 1881, su suggerimento di Antonin Proust, amico dell'artista, il governo francese insignì Manet della Legion d'onore.

    Manet morì per sifilide e reumatismi non curati, contratti a quarant'anni (o, secondo alcuni, addirittura in gioventù, quando era imbarcato sulla nave).

    Le sue ultime parole prima di perdere conoscenza e sprofondare nel coma, furono di rimpianto per l'ostilità del suo avversario Alexandre Cabanel: "Sta bene, quello!". Venne sepolto nel Cimitero di Passy, ed accanto a lui, anni dopo, saranno sepolti sia il fratello Eugène che Berthe Morisot.

    Attività artistica


    Nel 1856 aprì il suo studio: in questo periodo, il suo stile era caratterizzato da pennellate libere, dettagli stilizzati e assenza di sfumature.


    Le déjeuner sur l'herbe

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    L'opera, realizzata nel 1863, venne presentata al Salon di Parigi, da cui venne respinta: entro lo stesso anno, il dipinto venne esposto al Salon des Refusés, voluto dall'imperatore Napoleone III dopo che il Salon ufficiale rifiutò oltre quattromila opere solo nel 1863.

    La giustapposizione di due uomini ben vestiti e due donne quasi nude fu contestata, non tanto perché conferisce un senso di erotismo ma piuttosto perché rappresentano persone di quell'epoca: le donne rappresentate sono due modelle e i due uomini sono giovani studenti (lo si può notare dal modo di vestire). L'opera venne contrastata anche per la mancanza di prospettiva (il senso di profondità è dato soltanto dalla presenza degli alberi) e dal fatto che non si distinguono bene le varie parti del quadro (non si capisce dove finisca l'erba e dove inizi l'acqua); ciò fa si che i personaggi sembrino sollevati da terra. Il dipinto si distingue anche per il trattamento rapido, quasi da abbozzo, che lo distingueva dai lavori del maestro Gustave Courbet. Allo stesso tempo, la composizione rivela gli studi dai grandi maestri.

    Diversamente dal gruppo Impressionista, Manet riteneva che gli artisti moderni dovessero esporre al Salon, piuttosto che abbandonarlo per le mostre indipendenti. Tuttavia, quando Manet venne escluso dall'esposizione internazionale del 1867, organizzò una propria mostra personale.

    Sebbene i suoi lavori influenzarono e anticiparono lo stile impressionista, non volle essere coinvolto nelle mostre del gruppo, da una parte perché non voleva essere considerato come rappresentante del gruppo, dall'altra perché avrebbe preferito esporre al Salon.

    Manet realizzò diversi dipinti raffiguranti scene di bar, fresche osservazioni della vita sociale del XIX secolo a Parigi: persone che bevono, ascoltano musica, si corteggiano, leggono, aspettano. Molti di questi dipinti sono basati su rapidi studi dal vivo.

    Un altro soggetto trattato erano le attività della borghesia, come i balli in maschera o le corse campestri, oppure le strade o le stazioni di Parigi.

    LE OPERE

    LA MIA GALLERY

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  7. marina.1
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    CLAUDE MONET
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    "Il soggetto ha per me un'importanza secondaria: io voglio rappresentare quello che vive tra l'oggetto e me"

    Claude Oscar Monet è stato un pittore francese, tra i maggiori esponenti dell'Impressionismo.
    Nato a Parigi il 14 Novembre del 1840, Claude Monet, secondogenito di Claude Auguste, proprietario di una drogheria, e di Louise Justine. Nel 1845 la famiglia si trasferisce a Le Havre, dove Monet trascorre l'infanzia e l'adolescenza, inizia a disegnare ritratti e caricature a matita e carboncino.
    Già in età precoce mostra un notevole interesse per la pittura; il suo primo maestro e' Ochard, allievo di David, ma fondamentale per lui si rivelera' l'incontro con Eugene Boudin, il famoso paesaggista, che gli insegna a dipingere all'aperto.
    Malgrado l'ostilità della famiglia che tentava di contrastare questa sua vocazione, nel 1859 l'artista e' a Parigi, dove conosce Cezanne e Pissarro.
    Nel 1861 parte alla volta di Algeri per prestarvi il servizio militare, interrotto per malattia nel 1862. Monet rientra quindi a Parigi e frequenta i corsi dell'Accademia Gleyre, dove conosce Renoir, Sisley e Bazille, con i quali dara' vita al gruppo degli Impressionisti.
    Nel 1865 espone per la prima volta al Salon.
    Le sue opere conosceranno fortune alterne; nel 1870 a seguito della guerra francoprussiana, il pittore parte per l'Inghilterra, dove fara' la scoperta delle opere di Turner, di importanza fondamentale per la sua maturazione artistica.
    Dopo il suo ritorno da Londra, dove visse tra i crepuscoli e le albe di Turner, il suo colore si diluisce e quindi svanisce.
    Questo passaggio da uno stato ad un'altro, da un mondo che e' ad un mondo che appare ... dalla realta' alla finzione visiva, comporta fatalmente un cambiamento di soggetti. Monet non dipingera' piu' ne' ritratti ne personaggi, ma solo paesaggi".
    Famosissime le sue "cattedrale di Rouen", in cui la cattedrale viene vista viste nelle varie ore del giorno.
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    Il termine "impressionismo", sarcasticamente attribuito da un critico d'arte, prendendo spunto da una sua opera “Impression, soleil levant”, dara' il nome alla nuova forma pittorica e immortalera' l'artista.
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    Dopo aver vissuto ad Argentuil, si stabilisce definitivamente a Giverny nel 1883.
    Nel 1892 sposa Alice Hoschede', che per lui aveva lasciato il marito portandosi dietro i sei figli, e che muore nel 1911.
    Visita molti paesi europei, tra i quali l'Italia, in particolare Venezia, celebrata dalle famose Vedute.
    Nel periodo della Prima Guerra Mondiale dipinge la composizione delle Ninfee, che l'artista offre ala nazione francese il giorno della vittoria. Dal 1908 la vista si e' indebolita sempre di piu': Monet diventa quasi cieco, ma continua ugualmente a dipingere, sorretto da una grande forza di volonta'.
    Muore a Giverny il 26 Dicembre del 1926.
    Monet è sicuramente il "pittore della luce" e nello svolgimento della sua maturazione d'artista appare evidente la ricerca della luce nei vari momenti e nelle varie stagioni; si pensi, ad esempio oltre che alla già citata Cattedrale di Rouen alla serie delle ninfee del suo stagno di Giverny.
    Se andate a Parigi vi suggerisco, oltre al famosissimo Museo d'Orsay, dove si trova una vasta esposizione dei più grandi impressionisti, anche un giro nel più piccolo e poco conosciuto Museo Marmottan, ad Auteuil, dove è raccolta una vasta serie di ninfee oltre al "Impression, soleil levant".
    Nella Francia del Nord imperdibile la visita alla casa di Giverny, un momento di vera emozione da vivere nei luoghi che hanno visto l'artista vivere la quotidianità per oltre quarant'anni.

    My gallery
    La Grenouiller dove gli impressionisti si recavano a dipingere en plein air
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    Madame Monet
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    Le ninfee
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    Ultimo autoritratto
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    La casa di Giverny
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    Edited by dango - 1/5/2010, 12:04
     
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  8. dango
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    Io amo Monet (anche perchè, come ho già detto è uno dei preferito di mia madre), ogni volta che vedo alcuni dei suoi deliziosi quadri, mi commuovo un po'.
    Quindi grazie per questo splendido post... :wub:

    Ricordo, quando sono andata in visita al Quai d'Orsay, di avere ammirato in modo particolare le cattedrali di Rouen, proprio per gli splendi giochi di luce che riflettono i vari momenti della giornata:

    Riprendo quindi il quadro già postato da Marina e ripropongo le cattedrali in mostra al Museo D'Orsay

    La Cattedrale di Rouen

    primo sole:

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    la mattina:

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    pieno sole:

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    Monet ha dipinto un'intera serie di queste cattedrali....se volete vederle tutte. andate QUI
     
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  9. marina.1
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    Monet è meraviglioso...Se si pensa che divenne quasi cieco e...continuò a dipingere....
     
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  10. dango
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    Credo che dipingesse con l'anima e con gli occhi della mente :wub:

    uno dei miei preferiti:

    campo di papaveri

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  11. dango
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    Cezanne



    Paul Cézanne , da Wikipedia l'enciclopedia libera.

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    Paul Cezanne autoritratto




    Il periodo romantico

    Paul Cézanne, che ebbe antenati piemontesi, originari di Cesana Torinese, fu il primogenito di Louis-Auguste, proprietario di una fabbrica di cappelli, e di Anne-Elisabeth-Honorine Aubert, operaia nella stessa fabbrica: i suoi genitori si erano sposati il 29 gennaio 1844, dopo la nascita di un'altra figlia, Marie; nel 1848, Louis-Auguste Cézanne fondò con un socio la banca "Cézanne et Cabassol".
    Il padre di Paul Cézanne, 1866

    In una famiglia che godeva di notevole agiatezza, Paul poté frequentare le migliori scuole: dopo gli studi primari dal 1844 al 1849, dal 1849 al 1852 al pensionato Saint-Joseph, entrò nel Collège Bourbon - oggi Mignet - dove ricevette un'istruzione umanistica, ed ebbe per compagni, fra gli altri, Émile Zola - che viveva allora ad Aix con la madre - con il quale si legò di profonda amicizia. Lo stesso scrittore ricorda quell'amicizia di adolescenti intellettuali: «Avevamo libri in tasca e nelle borse. Per un anno, Victor Hugo regnò su di noi come un monarca assoluto. Ci aveva conquistato con le sue forti andature di gigante, ci rapiva con la sua retorica potente». E dalla passione per Victor Hugo passarono a quella per de Musset: «De Musset ci sedusse con la sua spavalderia di monello di genio. I Racconti d'Italia e di Spagna ci trasportarono in un romanticismo beffardo, che ci riposò, senza che ce ne rendessimo conto, del convinto romanticismo di Victor Hugo». Questa sua formazione spirituale improntata al romanticismo - Cézanne scrisse anche poesie, che fece leggere a Zola - non fu senza conseguenze nelle sue scelte pittoriche.

    SPOILER (click to view)
    Ancor prima di conseguire, nel 1859, il baccalauréat, frequentò dal 1856 l'École de Dessin di Aix, conseguendo un secondo premio in disegno, e studiò musica, suonando, insieme con Zola, in un'orchestra.

    Dopo un breve soggiorno a Parigi, insieme con Zola e con Jean-Baptistin Baille, altro suo compagno di collegio, tornò ad Aix per iscriversi, ma soltanto per assecondare il desiderio del padre, alla Facoltà di legge. Zola era rimasto a Parigi e i due amici mantennero un fitto contatto epistolare, quando pure Cézanne non andava ogni tanto a fargli visita nella capitale. Da tempo stava pensando di dedicarsi alla pittura e nel 1859, nella casa di campagna presso Aix, chiamata Jas de Bouffan, organizzò il suo studio di pittore. Se il padre - borghese pratico che sapeva valutare il certo e l'incerto - era ostile a quell'attività che faceva trascurare al figlio una possibile, fruttuosa carriera legale, Paul veniva incoraggiato dalla madre e dalla sorella Marie. Frequentò una piccola cerchia di artisti, formata dai pittori Emperaire e Villevieille, dallo scultore Solari, dallo scrittore Gasquet, suo futuro biografo, e dal critico d'arte Valabrègue.

    Fu esonerato dal servizio militare nel 1860 e smise di frequentare l'università. Nella sala della casa di campagna dipinse in uno stile «che fa pensare a un maldestro affresco di uno strano quattrocentista» , le Quattro stagioni, firmate scherzosamente Ingres, oggi trasportate su tela e conservate al Petit Palais di Parigi.

    Ottenuto dal padre il permesso di recarsi a Parigi, da aprile a settembre vi frequentò l' Académie Suisse, visitando frequentemente il Louvre e il Salon, attratto dai pittori del naturalismo storico alla Meissonier. Dopo aver cercato invano di entrare nella prestigiosa École des Beaux-Arts, ritornò ad Aix per riprendere i corsi di disegno e lavorare, senza nessun interesse, nella banca del padre. La lasciò tuttavia l'anno successivo per tornare nuovamente a Parigi e riprendere i corsi dell' Académie Suisse; qui fece la conoscenza dei pittori Bazille, Monet, Pissarro, Renoir, Sisley.

    Nel maggio 1863 visitò con Zola il Salon des Refusés – l’esposizione dei dipinti rifiutati dal Salone ufficiale, che ispirava le scelte delle opere a criteri accademici, favorendo la pittura tradizionale - ma era attratto soprattutto dagli artisti che poteva ammirare al Louvre: qui si esercitava copiando i classici della pittura, da Caravaggio a El Greco, dai cinquecentisti veneti fino ai moderni Delacroix, Daumier, Corot e Courbet. Tornò ad Aix nel 1864 e a intervalli soggiornò in varie località della Francia.

    Al Salon del 1865 – quello che vide lo «scandalo» dell’ Olympia di Manet - inviò un’opera che venne però rifiutata, mentre Zola pubblicò il romanzo La confession de Claude, dedicato a lui e a Baille. Nella presentazione del libro ad Aix, Marius Roux, amico di Cézanne e di Zola, scrive che «grande ammiratore dei Ribera e degli Zurbarán, il nostro pittore procede solo da sé stesso, dando alle sue opere un timbro particolare. Io l’ho visto all’opera nel suo atelier, e se non posso ancora predirgli il brillante successo di coloro che l’ammirano, sono però certo di una cosa, che la sua opera non sarà mai mediocre».

    In quest'anno dipinse i nove, energici ritratti dell' oncle Dominique, lo zio materno Dominique Aubert, costruiti utilizzando largamente la spatola per dare intensità al colore e senso del volume alla tela e, pur in assenza di contrasti di luce, «l'immagine è fortemente pronunciata, e benché il problema spaziale sia qui assente, almeno come problema di spazio-colore, come sarà invece dopo la lezione impressionista, l'immagine si determina in una sua consistenza, squadrata e sintetizzata, anticipazione di quell'organicità monumentale che Cézanne raggiungerà in pieno dopo il 1880».

    Dopo che fu nuovamente rifiutato al Salon del 1866 un suo dipinto, il Ritratto di Anthony Valabrègue, uno scrittore suo amico, Cézanne scrisse all’intendente delle Belle Arti, responsabile della scelta dei dipinti, una lettera di protesta, dichiarando di rifiutare il giudizio della giuria e di voler esporre egualmente le sue opere: «Non mi sembra che il mio desiderio abbia nulla di esorbitante e se voi chiedeste a tutti i pittori che si trovano nella mia posizione, vi risponderebbero tutti di rifiutare la giuria e di voler partecipare in un modo o in un altro a un’esposizione che deve essere necessariamente aperta a tutti coloro che lavorano seriamente».

    È questo il periodo in cui Cézanne cercava uno stile personale, fuori da ogni accademicismo e da ogni scuola, ma i riferimenti ad artisti da lui conosciuti e studiati si rilevano egualmente: oltre ad aver appreso il disegno accademico all’Ecole des Beaux-Arts di Aix da Joseph Gibert, le sue prime tele mostrano richiami ad alcuni pittori provenzali, come Émile Loubon – tele di questo pittore sono esposte nel Museo di Aix – all’allievo di questi, Monticelli e a Paul Guigou, due pittori di gusto romantico, e anche al ben più noto Daumier, artista che sintetizza in sé il romanticismo di Delacroix e il realismo di Courbet, i due grandi maestri ammirati da Cézanne.

    Délacroix gli mostrò come aprire le forme, che la tradizione accademica conserva nella chiusura della plasticità, costruendole secondo le vibrazioni del colore sotto gli effetti della luce: di lui Cézanne disse che era «la più bella tavolozza di Francia» e che nessuno in Francia, come Délacroix, aveva avuto il senso della «vibrazione del colore. Noi tutti dipingiamo seguendo lui», mentre la lezione di Courbet gli servì da correttivo agli eccessi romantici di Delacroix.

    Dal 1866 al 1870 si divise tra Aix e Parigi: qui conobbe e convisse, senza che la famiglia sapesse nulla, con una giovane parigina, Hortense Fiquet. Allo scoppio della guerra franco-prussiana si trovava ad Aix, ma poi, per sei mesi, si stabilì con Hortense a L'Estaque, un villaggio di pescatori presso Marsiglia e, alla fine della guerra e della Rivoluzione comunarda, ritornò a Parigi, dopo aver evitato l'arruolamento grazie al padre che pagò un sostituto del figlio alla leva, come consentito dalle leggi allora in vigore.


    Il periodo impressionista

    Nella capitale, il 4 gennaio, nacque il figlio Paul; Cézanne, prima di trasferirsi per due anni con la famiglia ad Auvers-sur-Oise, soggiornò alcuni mesi a Pontoise, il paese di Pissarro, col quale dipingeva, en plein air e a volte anche gli stessi temi.Questi scrisse in quel tempo che Cézanne «ci dà speranze e ho visto e ho con me una pittura di un vigore e di una forza notevole». Pissarro gli insegnò a porsi davanti al soggetto con obiettività, strutturandolo liberamente sulla tela senza imposizioni di sovrastrutture letterarie, in modo da renderlo solo successivamente secondo il proprio spirito, con l'utilizzo di mezzi puramente pittorici, come le tonalità del colore e le vibrazioni della luce.

    «Lo spazio non è più amorfo, ma la vibrazione luminosa, ottenuta nonostante il consueto spessore della materia, lo rende quasi compatto, come una massa che però non ha pesantezza, ma corposità, data la finezza dei passaggi. È la luce che crea questa sintesi tra volume e spazio, una sintesi che dà alle cose [...] il senso della loro 'durata reale', del ripercuotersi nella coscienza. Cézanne ha fuso il suo concetto di monumentalità [...] con il desiderio di struttura appreso da Pissarro e naturalmente va oltre, perché non si contenta di una dimensione puramente ottica delle sue immagini, ma è già in cerca di una dimensione emotiva della forma».

    Per quanto Cézanne accettasse l'impressionismo e ne condividesse gli obiettivi, non si identificava con esso e i suoi risultati sono infatti diversi: la rappresentazione della realtà mediante la vibrazione luminosa e cromatica non disfa e svuota la forma, ma assicura compattezza ed esalta i volumi; del resto, gli stessi impressionisti - a parte Pissarro, Monet e Renoir - mostravano diffidenza verso la sua pittura.


    SPOILER (click to view)
    Cézanne - che continuava a dividere il suo tempo tra Parigi, Aix, Pontoise, Auvers e l'Estaque - non partecipò alla seconda mostra degli Impressionisti, tenuta nel 1876; in compenso prese parte alla terza mostra nel 1877, presentando sedici dipinti, in maggioranza acquarelli, e ottenendo la consueta disapprovazione dei critici, anche di quelli che guardavano con interesse e comprensione al movimento impressionista. Fece eccezione Georges Rivière, che scrisse di lui: «L'artista più attaccato, più maltrattato da quindici anni dalla stampa e dal pubblico, è Cézanne. Egli è, nelle sue opere, un Greco della belle époque; le sue tele hanno la calma, la serenità eroica delle pitture e delle terrecotte antiche, e gli ignoranti che ridono davanti alle Bagnanti, per esempio, mi fanno l'effetto dei Barbari che criticano il Partenone. Il signor Cézanne è un pittore e un grande pittore. Coloro che non hanno mai tenuto in mano una pennellessa o una matita hanno detto che non sa disegnare, e gli hanno rimproverato delle imperfezioni che non sono che un raffinamento ottenuto attraverso un'enorme scienza [...] la sua pittura ha l'inesprimibile fascino dell'antichità biblica e greca, i movimenti dei personaggi sono semplici e grandi come nelle sculture antiche, i paesaggi hanno una maestà imponente, e le sue nature morte così belle, così esatte nei rapporti tonali hanno, nella loro verità, qualcosa di solenne. In tutti i suoi dipinti, l'artista commuove, perché egli stesso prova, davanti alla natura, un'emozione violenta che l'abilità trasmette alla tela». [8]

    In quella mostra Cézanne presentò anche il Ritratto di Victor Chocquet, suo amico che lo incoraggiava comprandogli anche delle tele. La somiglianza del Chocquet con un criminale di nome Billoir, allora molto noto alle cronache, diede occasione al pubblico di ribattezzare ironicamente l'opera Billoir al cioccolato. Ma per il Venturi questo ritratto - immagine di uomo serio, sensibile, dotato di profonda vita morale - è un esempio della raggiunta unità in Cézanne, attraverso i valori propri dell'Impressionismo, di pittura e umanità, di oggetto che raggiunge il valore dell'arte in quanto in esso sono rappresentati i valori dello spirito. «Le carni rossastre risaltano sopra un fondo di verde chiaro; effetto dunque di tono scuro su chiaro. I tocchi, anche se spessi di colore, variano perché la luce possa vibrare, anzi possa essa stessa formare l'immagine». [9]


    I continui insuccessi, tanto alle mostre degli impressionisti quanto presso i Salons "ufficiali", che continuavano a respingere regolarmente le opere che Cézanne si ostinava ad inviare, lo portarono a un periodo di isolamento, aggravato anche dai contrasti con il padre il quale, già disapprovando la convivenza del figlio con Hortense, quando venne a conoscenza della nascita di un bambino, giunse a ridurgli gli aiuti economici che fino ad allora non aveva mancato di fargli pervenire. Cézanne continuò a mantenere rapporti soltanto con la madre e, a Médan, con Zola, mentre per il resto dell'anno viveva a Estaque.

    Il periodo costruttivo

    Nella pittura romantica la realtà viene trasformata coscientemente dall’artista in una sua realtà: la percezione di essa è solo la base dell’elaborazione personale del pittore; nell’impressionismo, al contrario, la realtà deve essere costituita unicamente dalla percezione degli oggetti: quanto più immediatamente la percezione viene afferrata e trasmessa nella tela, senza interventi perturbatori della riflessione personale del pittore, tanto più esatta sarà, secondo l'impressionista, la riproduzione della realtà.

    Questa consapevolezza è la base della nuova pittura ricercata da Cézanne: «un nuovo classicismo, non più fondato sull'imitazione scolastica degli antichi, ma rivolto a formare una nuova, concreta immagine del mondo» da ricercare non nella realtà esterna, ma nella coscienza. Questo significa rifiutare tanto la concezione romantica della pittura come «letteratura figurata», quanto quella impressionistica della pittura come «tecnica capace di rendere al vivo la sensazione visiva». La pittura deve esprimere «le strutture profonde dell'essere», deve essere «una ricerca ontologica, una sorta di filosofia»

    SPOILER (click to view)
    Anche se la realtà esiste fuori di noi, essa può essere conosciuta solo in quanto è percepita dalla nostra coscienza; egualmente, noi possiamo indagare la struttura della nostra coscienza solo in quanto in essa sono presenti immagini reali: struttura del reale e struttura della coscienza coincidono. La percezione, una volta portata al livello della coscienza, non è più semplice, non è costituita soltanto da una quantità di luce colorata, ma si struttura in una immagine formata da dati sensibili complessi di luce, di colore, di massa, di volume, di spazio. Il problema è di non sopraffare la sensazione con sovrastrutture intellettualistiche: il pensiero deve far propria la sensazione fondendosi con essa e mantenendo, per quanto possibile, l’identità fra la struttura della coscienza e la struttura oggettiva. La pittura è l’oggettivazione nella tela dei reali dati sensibili strutturati nella coscienza.


    Ultimi anni

    Cezanne passò gli ultimi anni in un quasi totale e volontario isolamento. Dopo aver partecipato alla Terza Mostra Impressionista, l'artista cominciò a rinchiudersi in se stesso, alla ricerca di sempre nuove sperimentazioni formali. Altra causa fu il suo carattere chiuso con tendenze paranoiche, che mal s'adattava alla presenza degli amici che lo circondavano: celebri in questo senso furono le "sfuriate" con Manet ("non le stringo la mano, signor Manet, perché sono due settimane che non la lavo"), e con Zola di cui non gradiva la cerchia.

    SPOILER (click to view)
    Con la moglie e il figlio a Parigi, Cezanne visse solitario ad Aix en Provence, dividendosi tra la casa in città e l'atelier in località Chemin des Lauves, ritirandosi a dipingere tele di grande formato, rappresentanti principalmente le Bagnanti o la Montagna Sainte Victoire, e le cui ricerche formali anticipano nettamente il cubismo. Unico ad occuparsi di lui fu il grande mercante d'arte Ambroise Vollard, che stipulò con lui un contratto nel 1895 e di cui fu il primo -dopo 18 anni- ad esporre opere e ad organizzare una mostra nella propria galleria.

    Nell'ottobre 1906, mentre dipingeva en plain air, Cezanne venne sorpreso da un temporale. Riportato a casa da un contadino su un carretto scoperto, semincosciente e in preda a violenta polmonite, morì pochi giorni dopo senza aver potuto riprendere i pennelli in mano. Hortense e Paul giunsero ad Aix quando lui era già morto.

    Nel febbraio del 1907, al Salon d'Automne, gli fu dedicata una imponente retrospettiva commemorativa, che sconvolse un'intera generazione di nuovi artisti (tra cui Picasso e Modigliani), pose le basi del cubismo ed aprì le strade alle avanguardie artistiche del '900.

    LE OPERE

    La Mia Gallery
    Porträt des Victor Chocquet

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    Porträt der Mme Cézanne

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    Les joueurs de carte

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    Bathers

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    Afternoon in Naples

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    Mont Sainte-Victoire

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    Forest-Landscape

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    Annecy Lake

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    Landscapes with houses

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    Jugs and fruits

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    RENOIR
    Fonti: Pitt-art; wikipedia;


    Renoir Pierre Auguste nasce nel 1841 da un modesto sarto di Limoges (Francia), sarà pittore ed incisore, ovvero uno dei più grandi coloristi francesi del XIX secolo.
    Per Renoir la pittura esprime la gioia di vivere o, per essere più precisi, la gioia di partecipare alla vita di tutto ciò che ci circonda e di apprezzare la bellezza al punto di sentire l'urgenza irrinunciabile di fissare sulla tela il ricordo di ogni percezione visiva; tutto ciò che esiste vive; tutto ciò che vive é bello; tutto ciò che é bello merita di essere dipinto.
    Renoir occupa un posto preponderante nell'ambito dell'impressionismo. Si devono a lui e a Monet i primi quadri dipinti secondo questa tecnica che si chiamerà «impressionista», nei quali la luce crea spazi vibranti e dove gli impulsi del sentimento generano una freschezza nuova.
    Ma, contrariamente a Monet, Renoir quasi non può concepire un quadro senza la presenza umana. Così, pur dedicandosi completamente al paesaggio è innanzitutto un pittore di figure e in special modo il pittore della donna.
    Dopo il trasferimento della famiglia a Parigi, il padre lo mette come apprendista in una bottega, dove egli si applica nella decorazione, dipingendo mazzetti di fiori, di piatti e tazze di porcellana. Grazie alla sua abilità, dopo pochi mesi dal suo arrivo, ha compiuto tali progressi che gli affidano i pezzi più delicati. Ma le ordinazioni si fanno sempre più rare, e la fabbrica che l'impiega, lo licenzia nel 1857. Promosso agli inizi del 1862 al concorso d'ammissione della Scuola Nazionale di Belle Arti, s'iscrive allo studio di Charles Gleyre. Sebbene sia studioso, i suoi professori lo giudicano indisciplinato, e gli rimproverano uno stile ardito, non abituale in quel luogo.
    Nell'autunno del 1862, Renoir fa amicizia con Alfred Sisley, Claude Monet e Frèdèric Bazille, nuovamente entrati nello studio di Gleyre; tutti e tre professano apertamente la loro ammirazione per i pittori anticonformisti dell'epoca.
    Ed è grazie a Monet che Renoir e i suoi nuovi amici guardano ciò che sta accadendo nel mondo dell'arte.. Il gruppo che dieci anni dopo costituirà il nucleo fondamentale degli impressionisti si trova riunito, quando Bazille, nel giro di qualche mese, presenta ai compagni Cézanne e Pissarro, che lavorano all'accademia svizzera. Con la chiusura dello studio di Gleyre nel gennaio del 1844 Renoir supera un ultimo esame per la Scuola di belle arti, e non vi rimette più piede. Nel Salone del 1864, Renoir è accettato e figura nel catalogo come allievo di Gleyre. In seguito, non avrà sempre questa possibilità anche se eviterà di inviare le tele più audaci. Se la sua arte ancora non volta le spalle alla tradizione, egli lascia già trasparire quella grazia venata di sensualità che impregnerà tutta la sua opera
    Dal 1866, si fanno sentire gli accenti moderni, soprattutto visibili nei ritratti, ma essi sono più improntati verso il realismo di Courbet che all'esaltazione della luce dei pittori all'aperto.
    Per vederlo compiere il passo decisivo, bisogna aspettare l'anno 1869, quando, avendo raggiunto Monet a Bougival, esegue con quest'ultimo numerose versioni di una trattoria di campagna, "La Grenouillère" . Come lui, egli analizza allora il fenomeno luminoso con occhi nuovi, impiegando nuovi procedimenti, come la soppressione dei dettagli e la frammentazione del tocco. Senza che i due pittori se ne rendano conto, il loro modo di interpretare la natura, abbandonando il contorno, dà il segnale al grande movimento che rivoluziona la pittura: l'impressionismo.


    Dopo qualche anno Renoir vive nella peggior miseria sostenendosi solo grazie alla generosità di qualche amico, soprattutto di Bazille, che godeva di una certa agiatezza. Dopo la guerra del 1870, Renoir incontra Paul Durand-Ruel che diventerà suo mercante, e il critico Thèodore Duret.
    Risale a quest'epoca il quadro "La rosa", che rappresenta una giovane donna, a seno nudo, che tiene in mano una rosa. Si può, per la prima volta, vedervi l'immagine che Renoir darà della donna: un corpo dalle forme piene, un viso rotondo con gli occhi stretti e a mandorla e un'aria di innocenza nell'atteggiamento.

    Nel 1874 partecipa alla prima mostra degli impressionisti, che si tiene al boulevard des Capucines.
    Le tele di Renoir sono, come quelle dei suoi amici, vivamente criticate, ma tuttavia esistono anche degli amatori. Il funzionario del ministero Victor Chocquet a cui farà il ritratto, poi l'editore Georges Charpentier, che gli compra un quadro e gli commissiona dei ritratti della famiglia "Madame Charpentier con i figli", esposto con successo al Salone del 1879. Renoir dipinge durante questi anni le sue tele migliori. Queste esaltano la bellezza del corpo umano e l'armonia della natura, mettendo l'accento sulla gioia di vivere:
    "La loggia"
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    "Il mulino della Gallette"
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    e "L'altalena".
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    Alcuni visi gli ispirano queste tavole luminose, nelle quali fa affiorare il fascino segreto della donna; dipinge "I canottieri a Chatou", riflesso cangiante degli svaghi all'aria aperta sulla Senna

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    Ma ben presto Renoir interrompe per un certo tempo la sua ricerca impressionista, stimando di non poter andare oltre su questa strada. Questo ritorno alla tradizione classica si realizza nel corso di un viaggio in Italia (1881-82) dove, dopo Venezia, scopre a Roma gli affreschi di Raffaello e a Napoli la pittura pompeiana.
    Sentendo di non saper «né dipingere, né disegnare», si concentra sulla qualità del disegno, sulla raffigurazione dei dettagli per rendere più precisi i contorni delle forme, più netti i volumi. Una buona parte di ciò che costituiva il fascino del suo modo di dipingere viene abbandonato. I suoi toni diventano severi e la luce fredda, e la sua arte non è più animata dalla magia. Questo periodo è segnato da opere che non hanno ricevuto altra definizione che quella di «solide».
    Dopo aver partecipato alla settima manifestazione degli impressionisti nel 1882, l'anno seguente fa una mostra presso Durand-Ruel.
    Talvolta evade da Parigi per dipingere a Guernesey, o all'Estaque in compagnia di Cézanne.
    Non ha più preoccupazioni finanziarie grazie a Durand-Ruel che si accanisce nel diffondere le sue opere, così come quelle degli altri impressionisti, organizzando mostre a Parigi, Londra, Bruxelles, Vienna e New York.
    Allora nascono, nel ritrovato splendore, tele vivaci dove sono rese tutte le sottili dispersioni della luce.
    I raggi si impigliano alle forme, accentuano la pienezza e la freschezza delle carni, caricandole d'un potere di suggestione quasi magico.
    A partire dal 1912, il suo stato di salute peggiora, dipinge solo con grande difficoltà. La mano non può afferrare i pennelli e deve far ricorso all'aiuto di membri della famiglia per riuscire a fissarli alle dita.

    Tormentato dall'artrite e con le dita irrimediabilmente deformate, si faceva legare i pennelli ai polsi. Un amico che nel 1912 si era recato a visitarlo riferisce: "é sempre nelle stesse tristi condizioni, ma é sempre straordinario per la forza del carattere. Non può camminare e neppure alzarsi dalla poltrona e malgrado tutto, sempre lo stesso buon umore e la stessa felicità quando dipinge".
    La sua pittura afferra sempre con lo stesso slancio comunicativo i momenti più caldi della vita, prendendo a modelli i suoi familiari: la moglie, i figli Pierre, Jean e Claude, e anche la governante, che ritrae in diverse pose.

    Renoir si spegne il 3 dicembre 1919.
    Andare a visitare il suo atelier a Cagnes sur mer, vicino Nizza, è un’ esperienza ed un’emozione indescrivibile: dalla carrozzina su cui era costretto alla tavolozza con gli ultimi colori impoastati…tutto è rimasto come l’ha lasciato l’ultimo giorno.

    Il figlio Jean Renoir, famosissimo regista, ha scritto un libro “Renoir mio padre” in cui racconta, con taglio quasi cinematografico la vita del grande artista.

    My gallery

    Fanciulle al piano
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    La Grenouillere
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    Ritratto di Claude Monet
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    Passeggiata
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    Nudo
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    Allo specchio
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    Famiglia
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    Sul fiume


    Ultimo autoritratto


    Edited by dango - 6/5/2010, 14:27
     
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  13. dango
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    E' sempre una meraviglia aprire questo topic e vedere tanta bellezza...davvero riempie il cuore oltre agli occhi. :wub:

    E poichè non basta mai... :) QUI UNA RACCOLTA DI OPERE DI RENOIR e QUI UNA GALLERY MOLTO RICCA

    E per concludere un quadro in particolare che mia madre ha appeso anni fa alle pareti di casa sua perchè diceva che la donna del dipinto le ricordava me...( :rolleyes: quando si dice amor di madre :D)

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    Edited by dango - 5/5/2010, 15:48
     
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  14. marina.1
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    Basta guardare la lucentezza della seta dell'abito per sentirsi felice!
     
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  15. marina.1
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    BERTHE MORISOT
    Fonti:universitadelledonne.it – settemuse.it- wikipedia-

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    Meno conosciuta dei suoi colleghi uomini, ma in certe tele più geniale di loro, dimenticata dalla storia dell'arte, ma amatissima dai suoi amici - Renoir, Degas, Monet, Cézanne, Mallarmé - tanto da essere ritratta in molti dipinti o ricordata in scritti e poesie, Berthe Morisot è ricordata più come la modella di Manet (nel ritratto accanto) che come l'unica artista impressionista. Image and video hosting by TinyPic
    Berthe Morisot seppe "vivere la sua pittura e dipingere la sua vita", come scriveva di lei Paul Valery. Una donna fuori dai canoni e dagli schemi del tempo
    La pittura di Berthe Morisot sembra graziosa, chiara, divertente: eppure, come scriveva Mallarmé, era un melange unico di "furia e non-chalance".
    Berthe Marie Pauline Morisot nasce a Bourges, 14 gennaio 1841;i genitori, in particolare il padre, importante funzionario statale, le insegnano a disegnare e la incoraggiano a seguire gli studi artistici, accogliendo volentieri i suoi amici pittori, tra cui Edgar Degas.
    Berthe mostra un notevole talento, ma non potendo essere accettata all’Ecole des Beaux-Arts in quanto donna, studia privatamente nello studio del pittore accademico Joseph Guichard, che la presenta a Corot, sotto la cui guida impara a dipingere all’aperto.
    Nel 1864 è ammessa al Salon e vi partecipa regolarmente fino al 1873.
    Nel 1868 conosce Édouard Manet, il quale le chiede di posare per lui: nel corso degli anni le dedicherà undici ritratti.

    Il suo stile iniziale risente dell’influenza di Corot, ma col tempo l’amicizia con Manet l’avvicina allo stile impressionista.
    Il suo tratto diventa più sciolto, dando un’impressione di immediatezza e di spontaneità.
    Nella sua tavolozza prevale il bianco, talvolta arricchito da decise pennellate di colore intenso e vivace, che risalta sul fondo scuro e le permette di realizzare delicate opalescenze; per aumentare questi effetti di luminosa trasparenza, Berthe unisce spesso i colori a olio agli acquerelli.
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    Nella sua vita, Berthe Morisot, come le altre artiste del periodo, ha dovuto lottare contro i pregiudizi di chi trovava disdicevole per una donna la professione di pittrice, tanto che, nel suo certificato di morte, sarà identificata come “senza professione”
    I pregiudizi del tempo, con conseguenti difficoltà a dipingere all’aperto o in luoghi pubblici, la rendono indifferente ed estranea alle questioni sociali che agitano la vita parigina in quei decenni; Berthe è quindi portata a dipingere interni e scene domestiche, con donne eleganti della media e alta borghesia ritratte in casa o in giardino, in varie ore della giornata.
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    Non è però un’artista superficiale: un dato costante della sua arte è infatti l’analisi interiore dei personaggi, probabilmente influenzata in questo dall’amicizia con molti letterati, in particolare con Stéphane Mallarmé.
    Nel 1874 sposa Eugène Manet, fratello di Edouard, da cui avrà una figlia, Julie.
    Nello stesso anno espone, unica donna, alla prima mostra impressionista, tenuta nello studio del fotografo Nadar.
    Presenta nove opere tra acquerelli, pastelli e oli che ottengono buoni giudizi per la delicata vena poetica, ma anche derisione e giudizi negativi.
    Sarà presente a tutte le edizioni successive, a eccezione di quella del 1879, a causa della maternità.
    Berthe finanzia con il marito l’ultima edizione, quella del 1886, in cui prende parte attiva alla selezione degli artisti. Successivamente espone con successo dai galleristi Petit e Durand-Ruel, in Francia e negli Stati Uniti.
    Col tempo diventa una delle personalità di spicco del gruppo impressionista e la sua casa è un luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, tra cui Stéphane Mallarmé, Emile Zola e Pierre-Auguste Renoir.
    Negli ultimi anni Berthe continua a dipingere e a esporre presso la galleria Boussod e Valadon, fino alla morte, che la coglie a Parigi il 2 marzo 1895, a 54 anni, in seguito a congestione polmonare
    Alcuni dei suoi più bei quadri sono esposti al Museo Marmottan di Parigi.
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    Autoritratto
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    Interno
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    Con Julie
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    Ritratto di signora
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    Julie
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    In giardino
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    Maternità
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    Toilette
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